Baarìa

Baarìa

Nota di Giuseppe Tornatore
Introduzione di Paolo Mieli

«Qualcuno dirà che Baarìa è una storia di ricordi.
A me sembra il ricordo di una storia».
Giuseppe Tornatore

«Baarìa è un suono antico, una formula magica, una chiave. La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il mio film più personale. Una storia divertente e malinconica. di grandi amori e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi. Baarìa è anche il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana lungo il corso principale. Ma percorrendola avanti ed indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti».

Tutto il secolo scorso, il Novecento, dagli anni Venti alla fine, compreso in un sogno o nella corsa di un bambino che vola per guadagnare venti lire: e in questo tempo scorre la vita di un paese siciliano lungo tre generazioni di poveri, poetici personaggi, dai nonni ai nipoti. Ma soprattutto è la storia di Peppino e di Mannina; storia d’amore e di lotta per la vita che funziona da filtro ottico di tutta una vicenda corale. Una narrazione collettiva, una pittura che prende centinaia di figure, come i quadri di Renato Guttuso, come le poesie di Ignazio Buttitta, ciascuna illuminata d’umanità e di ironia, e interpretata più dal lato dell’idillio, della commedia, che non dell’epica. Una sceneggiatura non può includere intera l’emozione data da un film, ma leggere questa del film più sentito di Giuseppe Tornatore, mentre esce contemporaneamente nelle sale cinematografiche, offre la possibilità ulteriore di rintracciare alla fonte un senso più intimo, un’intenzione più autentica. Quella forse di rappresentare la trama fondamentale della storia di un terra: che è sintetizzabile nelle immagini del conflitto perenne tra la qualità umana delle persone contro la testarda immutabilità sociale. Vite che, in Sicilia, per le generazioni del Novecento, si riscattavano sempre riversando le storie private di dignità e coraggio, senza rotture di continuità, nell’impegno politico e civile: contro l’agrario, contro il fascismo, per la terra, contro la mafia, e in una misura e con una frequenza molto maggiore di quanto si pensi. Una lotta che tanto più si presta all’umorismo e alla nostalgia nel raccontarla, con la penna e sullo schermo, quanto più è stata nella realtà difficile, tormentata e apparentemente vana.

Autore

Giuseppe Tornatore (Bagheria, 1956), regista premio Oscar 1990, con Sellerio ha pubblicato il volume della sua produzione giovanile come fotografo Opera prima (1990) e le sceneggiature di Nuovo Cinema Paradiso (1990), Baarìa (2009), La migliore offerta (2013) e La corrispondenza (2016) nonchè del film mai realizzato Leningrado (2018). Altre edizioni: Io lo chiamo cinematografo. Conversazione con Francesco Rosi (2014), Diario inconsapevole (2017).

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