Dopo il diluvio. Sommario dell'Italia contemporanea

Dopo il diluvio. Sommario dell'Italia contemporanea

A cura di Salvatore Silvano Nigro

Edizione originale a cura di Dino Terra

Il ritratto del nostro Paese affidato a trenta scrittori italiani, fra gli altri: Moravia, Piovene, Carlo Levi, Soldati, Savinio, Ungaretti, Noventa, Palazzeschi, Emilio Cecchi, Zavattini, Bernari, Bigiaretti. Ognuno di loro venne incaricato di redigere una voce - città, chiesa, borghesia, teatro, musica, paesaggio, contadini etc. - e di svilupparla a suo piacimento dal punto di vista letterario. Ne venne fuori un autentico sommario, una testimonianza dell’Italia dell’immediato dopoguerra scritta ancora a caldo, sotto l’impressione dell’orrore del conflitto mondiale e la coscienza della ritrovata libertà.

Ci vollero due anni di preparazione perché questo «ragguaglio dell’Italia dopo i disastri della guerra» potesse arrivare in libreria nel mese di giugno del 1947. L’opera è un atlante politico, un censimento e un compendio di problemi e questioni, un «ritratto dell’Italia»: una ricomposizione enciclopedica della Nazione; uno specchio di fronte al quale il paese venne messo per prendere coscienza delle rovine e darsi un nuovo «peso specifico morale e mentale», come aveva esortato a fare Alberto Savinio in quel trattatello politico del 1945, Sorte dell’Europa, che è l’antecedente e il presupposto di Dopo il diluvio. L’organizzatore dell’impresa, Dino Terra, raccolse attorno a sé una libera «Società di letterati»: trenta collaboratori, «dilettanti» per elezione (alla Savinio), tutti in grado di far aderire la letteratura alla vita con «libertà mentale» e con «leggerezza» saggistico-narrativa; fra essi Moravia, Piovene, Carlo Levi, Soldati, Savinio, Ungaretti, Noventa, Palazzeschi, Emilio Cecchi, Zavattini, Bernari, Bigiaretti. Dopo una «diseducazione ventennale», e le violenze della guerra, i contributi affrontavano, con lucidità politica, per lo più, e chiaroveggenza, questioni che sono fondamentali in un paese civile: il paesaggio come bene culturale, da salvaguardare insieme a tutte le risorse artistiche; la politicità dell’urbanistica e dei piani regolatori, che sono «insieme un’opera di critica storica, di previsione politica, di creazione sociale e di critica artistica»; la libertà della stampa e la responsabilità della comunicazione; i rapporti tra le classi sociali, tra artigianato e industria, tra campagna e città, tra Stato e Chiesa, tra autonomie regionali e centralizzazione; e poi i partiti politici, la letteratura e i letterati, la musica, gli spettacoli, lo sport. Si era «dopo il diluvio». Ma Noventa continuava a chiedersi se l’Italia fosse davvero uscita dal cataclisma, o se non si trattasse piuttosto di un «istante di calma» prima di altri «diluvi»: di nuove «preghiere» e di nuove «bestemmie».
Questa nuova edizione di Dopo il diluvio comprende, in appendice, una recensione scritta a caldo da Raffaello Ramat nel 1947, e un saggio di Guido Crainz. S. S. N.

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