Il mondo irlandese di Mary Lavin rappresentato da sette racconti sparsi in ordine di tempo dove le vicende della provincia hanno il valore di exempla universali.
L'irlandese Mary Lavin è tra quegli scrittori, rari nell'universo della letteratura, dedicatisi all'esercizio del racconto con una passione pressoché esclusiva; scrittori per i quali, più appropriatamente che per gli altri, si può parlare di un «mondo»: forse per quanto di prossimo all'apologo, alla chiacchiera curiosa, all'«esempio», ha la loro passione. Al «mondo» di Mary Lavin - qui rappresentato da sette racconti sparsi nell'ordine del tempo - appartengono: l'Irlanda, più la provincia agreste che la città; una certa classe media gelosa delle sue convenzioni e in cui l'essere cattolici è fortemente cemento civile e norma morale; la famiglia, per lo più matriarcale; madri, mogli, figlie, quasi mai uomini adulti. Ed è un particolare gusto per il gioco drammatico che li combina e li porge a «esempi» (nel senso dell'exemplum medievale, con cui si indagava nella sfera morale ed è appunto alle origini del racconto). Esempi di quanto misteriosa sia la felicità, che «mai si deve confondere col piacere, né ritenere che il dolore sia il suo esatto contrario».
1985
La memoria n. 110
224 pagine
EAN 9788838902727
Mary Lavin è nata nel 1912 in Massachusetts da genitori irlandesi, e in Irlanda ha vissuto, tra Dublino e la fattoria di famiglia, fin da bambina. Ad oggi ha scritto un centinaio di racconti distribuiti in sedici raccolte (la prima, Tales from Bective Bridge, è del 1944, la più recente, The Shrine and Other Stories, è apparsa nel 1977), con due romanzi, The House of Clewe Street (1945) e Mary O'Grady (1950), come intermezzi. Assai seguite dalla critica, sue opere sono state tradotte in molte lingue. I racconti di questo volume sono i primi pubblicati in Italia.
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