Figli di ferroviere

Figli di ferroviere

Figli di ferroviere rappresenta la piccola epopea di un popolo ormai scomparso. «A noi figli di ferroviere piaceva cambiare città, casa; allontanarci dai luoghi in cui stavamo e che non sentivamo mai nostri. Come se vivessimo sui treni, alla pari dei nomadi».

I treni e le stazioni sono stati semmai gli sfondi di vicende romanzesche e letterarie (e da tempo anzi tendono addirittura a sparire dalla nostra immaginazione, come il nerofumo o il rumore della rotaia è sparito dal nostro viaggiare). Ma in Figli di ferroviere il rapporto è invertito. Come in una piccola epopea di un popolo scomparso, i tre bambini e le altre tribù di ferrovieri («A noi figli di ferroviere piaceva cambiare città, casa; allontanarci dai luoghi in cui stavamo e che non sentivamo mai nostri. Come se vivessimo sui treni, alla pari dei nomadi») intrecciano a tal punto le loro storie dal «secolo breve » col mondo ferroviario che sembrano queste lo sfondo, su cui, sommessamente, nostalgicamente, i treni e le stazioni chiedono di acquistare vita.

Autore

Ugo Pirro, soggettista e sceneggiatore (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, A ciascuno il suo, Il giardino dei Finzi Contini, La classe operaia va in paradiso, Metello, Il giorno della civetta, tra i suoi film più noti), come opere di narrativa e saggistica ha scritto, tra l’altro, Le soldatesse (1956), Jovanka e le altre (1959), Mio figlio non sa leggere (1981), Celluloide (1983), Il luogo dei delitti (1991) e Soltanto un nome sui titoli di testa (1998). Con questa casa editrice ha pubblicato Osteria dei pittori (1994) e Figli di ferroviere (1999).

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