I Neoplatonici fu una vera bottiglia gettata in mare, da uno scoglio tricolore e monogamico: che sia arrivata sino a noi è un prodigio; che ora venga stampato una consolazione.
Tra il 1851 e il 1859, mentre scontava una condanna all'ergastolo per la sua cospirazione contro il regime borbonico, il patriota e rivoluzionario Luigi Settembrini scrisse questo racconto erotico, ambientandolo nell'antica Grecia ed attribuendolo, essendo lui filologo esperto, a un apocrifo Aristeo di Megara, e se ne finse traduttore. Rinvenuto anni dopo da uno studioso della cerchia di Benedetto Croce, fu riconosciuto come operetta del martire risorgimentale, ma, con l'accordo del Croce, venne escluso dalla pubblicazione e nascosto in un armadio. I Neoplatonici è infatti, sì un racconto erotico, ma a impronta apertamente voluttuosamente e consapevolmente omosessuale (le peripezie d'amore di due giovanetti perdutamente rapiti l'uno dell'altro), che contrasta in modo ardito col ritratto di severo moralista che la tradizione tramandava del patriota risorgimentale. Occultamento e contrasto che danno un significato al racconto e alla sua vicenda editoriale che Manganelli - nella introduzione che accompagnò, decenni or sono, la prima edizione, presentata dal grecista Cantarella che aveva fortuitamente recuperato il testo - interpretava in modo esatto e ancora attuale: «Tutto fa pensare che Settembrini non volesse che quel libro andasse perduto; che lo volesse salvo, anche se clandestino, in attesa dei tempi in cui "martire" potesse veder stampato un testo così audace. I Neoplatonici fu una vera bottiglia gettata in mare, da uno scoglio tricolore e monogamico: che sia arrivata sino a noi è un prodigio; che ora venga stampato una consolazione».
1 Gennaio 2001
La memoria n. 499
84 pagine
EAN 9788838916885
Non disponibile
Luigi Settembrini (Napoli, 1813-1876), perseguitato per la sua attività patriottica e repubblicana, animò da protagonista la rivoluzione del 1848, anche con la celebre Protesta del popolo delle due Sicilie del 1847. Dopo la restaurazione borbonica, fu condannato a morte, con pena commutata in ergastolo, e poi, fino all’Unità, in esilio. Dopo il 1860 si dedicò all’insegnamento universitario. Tra le sue opere: Lezioni di letteratura italiana, la prima interpretazione in chiave risorgimentale della storia della cultura italiana, e le memorie delle Ricordanze della mia vita.
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