Da Casanova a Dostoevskij, da Flaubert a Zola, da Campana a Guareschi, da Semprún a Malaparte: sono stati molti gli scrittori in galera, finiti dentro a causa dei motivi più diversi. Addirittura tra galera e scrittura sembra correre una affinità. Con levità ed eleganza l'autrice ne traccia i ritratti e ne svela quasi tutta l’umana varietà.
Sono stati molti gli scrittori in galera, finiti dentro a causa dei motivi più diversi – dalle rapine a mano armata all’assassinio della moglie (delitto, questo, molto diffuso tra i letterati, da Verlaine a Burroughs a Norman Mailer a Fallada). Addirittura tra galera e scrittura sembra correre una affinità: alcuni scrittori, come Jean Genet o Chester Himes, lo sono diventati dentro, altri, da Kleist a Giuseppe Berto, vi hanno potuto rinnovare ispirazioni e giustificazioni a creare, quasi tutti hanno trovato il modo di correggere la propria linea di scrittura. È come se dietro le sbarre i loro pensieri vietati trovassero nuove e più efficaci fantasie («vi siete sbagliati – diceva Sade ai carcerieri – avete acceso la mia testa, mi avete spinto a creare fantasmi che dovrò realizzare»). Perché? Secondo quanto mostra l’autrice di questo erudito e divertente pellegrinare di cella di scrittore in cella di scrittore (in ordine cronologico, da quelle di Voltaire e Diderot, a quelle di Adriano Sofri e Goliarda Sapienza: e sono celle che coprono tutta la scala reclusoria, dalle galanti e libertine, tali quelle settecentesche, alle celle plumbee, quali quelle dei lager e dei gulag), è perché l’immaginazione, costretta, cresce e soprattutto cresce il desiderio. Le scrittrici, in particolare, confessano tutte che in carcere, affrancate dall’obbligo di accudire gli altri, sperimentano un’insolita forma di libertà: possono occuparsi di se stesse. Ma dietro ogni caso di carcere letterario c’è una storia da portare alla luce: c’è un motivo sempre diverso per finire dietro le sbarre, c’è un modo ogni volta originale di farsi arrestare e un metodo di scrittura incarcerata che cambia a seconda dell’autore, e spesso è, a sorpresa, avventuroso e umoristico. Daria Galateria ne svela quasi tutta l’umana varietà.
31 Maggio 2012
La memoria n. 892
320 pagine
EAN 9788838927102
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Daria Galateria (Roma, 1950) insegna Lingua e Letteratura francese nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha scritto André Breton (Milano, 1977) e ha curato la prima edizione commentata della Ricerca del tempo perduto di Proust, di cui ha pure pubblicato i primi quaderni preparatori (1988). Si è occupata di Buffon, di Jean Giono e di Paul Morand. Per questa casa editrice ha curato numerosi volumi, tra cui Madame de Duras, Il segreto (1988), Charlotte Robespierre, Memorie sui miei fratelli (1989), Nicolas-Edmé Restif de la Bretonne, Lettera a una scimmia (1995), Raymond Radiguet, Il ballo del conte d’Orgel – e ha pubblicato Parigi 1789 (1989), Il tè a Port-Royal (1995), Fughe dal Re Sole. Memorie di cortigiani riluttanti (1996), Entre nous (2002), Mestieri di scrittori (2007), Scritti galeotti. Narratori in catene dal Settecento a oggi (2012) e L'etichetta alla corte di Versailles. Dizionario dei privilegi nell’età del Re Sole (2016).
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: