Una vita sospesa

Una vita sospesa

«Il burattinaio non esisteva, ma noi abbiamo fatto la parte dei burattini»: dice Giovanni, il protagonista. Bisogna - chiede questo libro - non dimenticarsi di quell'impersonale, eterno burattinaio, che fa sì che la storia d'Italia si ripeta più volte, mai come farsa, sempre come tragedia.

All'origine di questo libro - che raccoglie il soggetto e la sceneggiatura per un film proposto all'autore da Ettore Scola - è una lettera che Diego Novelli, allora sindaco di Torino, ricevette dal carcere speciale di Cuneo. Due ex terroristi detenuti gli scrivevano, dolorosamente e pensosamente, la loro contrarietà a ogni soluzione da «colpo di spugna» (amnistia, oblio, velo pietoso) sugli anni di piombo, che avrebbe cancellato, assieme ai fatti, in modo effimero le cause: «rimozione e amnistia, anche nei confronti delle molte responsabilità che hanno prodotto o comunque favorito la crisi, non solo come insieme di condizioni oggettive di squilibrio, ma soprattutto di valori, orientamenti, di riferimenti e orizzonti culturali», la crisi del tessuto connettivo di civiltà in cui si spezzò l'anello debole di una generazione giovanile. Da quella lettera venne un seminario con i detenuti, a indagare in quella crisi. Dal seminario venne un progetto di film, e questo libro. Il quale dunque racconta una storia probabile, fatta di storie vive, di una vita esemplarmente tenuta in sospensione dagli anni del terrorismo. E l'idea che sorregge il seminario, il libro e il film è oltre ed è importante. Al terrorismo - e alle stragi, agli intrighi, alle mafie, ai misteri d'Italia - sono sempre associate parole (pentimento, dissociazione, perdono, riconciliazione, cancellazione del passato) che rimandano all'esorcismo: come se un corpo estraneo, un maligno da rimandare nel suo fondo oscuro, si fosse impadronito momentaneamente dei nostri giorni e dei nostri luoghi. Si propone l'oblio di fatti e responsabilità, prossime e remote; si finisce (volutamente, insipientemente?) in realtà per mandare in vacanza temporanea quei fantasmi profondi che torneranno un'altra volta, in altre vesti, a tagliare i fili della nostra storia. «Il burattinaio non esisteva, ma noi abbiamo fatto la parte dei burattini»: dice Giovanni, il protagonista. Bisogna - chiede questo libro - non dimenticarsi di quell'impersonale, eterno burattinaio, che fa sì che la storia d'Italia si ripeta più volte, mai come farsa, sempre come tragedia.

Autore

Diego Novelli (Torino, 1931), giornalista, è stato sindaco di Torino dal 1975 al 1985. Tra le sue opere: Dossier Fiat (Roma, 1970), Spionaggio in Fiat (Roma, 1972), Lettere al sindaco (Torino, 1979), Vite sospese (con Nicola Tranfaglia, Milano, 1988), Il decennio della follia (Milano, 1989).

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