Curarsi con i bibliotecari

Curarsi con i libri
Filtra
Per lettera
Motivazione, Mancanza
Franca Tasini
comunale R. Orsi
Castello d'Argile - BO
16 Ottobre 2013
rimedio:
Romanzo Rosa di Stefania Bertola
Noi bibliotecarie di provincia, conosciamo bene la biblioterapia, l'abbiamo consigliata a tante persone: studenti di ingegneria che non ce la facevano più a chinarsi sui libri di calcolo, impiegate depresse private dello shopping dalla crisi economica, madri anziane che hanno visto morire i figli di malattie incurabili, bambini troppo a lungo lasciati soli nei pomeriggi invernali. Anche noi però, soffriamo a causa dell'obbligoopportunità di lavoro. Quel badge in entrata e in uscita, scandisce giorno dopo giorno, la nostra vita di ragazze, madri, compagne e casalinghe sempre inadeguate. I turni e la loro flessibilità non ci permettono mai di avere una vita regolare, tutto ruota intorno al lavoro, non possiamo più nemmeno lamentarci di questo, perchè manca a tanti, a troppi. A volte il lavoro diciamocelo francamente, diventa anche un peso. Soffriamo il compito sociale dell'importanza del nostro ruolo e ci obblighiamo per mestiere ad essere accoglienti, ottimiste, propositive, sorridenti e incoraggianti. Chi affronta questo mestiere da tempo ha visto un calo progressivo nelle presenze, nonostante tutti gli sforzi e le strategie messe in atto per arginare il calo dei lettori. L'ultima volta che mi è mancata la Motivizazione a fare la bibliotecaria, ho letto ininterrottamente Romanzo Rosa, in uno specchio me stessa con la protagonista di dieci anni più vecchia. Proprio carino. E via...avanti per affrontare con slancio una nuova settimana!
Commenti (1)
Riccardo Biffoli
17 Ottobre 2013
Concordo pienamente anche come bibliotecario uomo. Spesso chi ci dice di essere fortunati per avere un lavoro è un/una pensionato/a che campa bel bello con la pensione, magari una minima dopo sulo 19 anni sei mesi e un giorno, più qualche altro provento. Bisogno smettere di cadere in questo auto inganno sociale, il lavoro non è solo il diritto a poter far qualcosa di remunerativo, è anche il diritto di impegnarsi per qualcosa di propositivo. Noi bibliotecari non veniamo mai chiamati come esperti nei dibattiti, a meno di non essere direttori di grandi strutture; viceversa dobbiamo anche subire l'esperienza di chi non sa nemmeno come si fa una ricerca. Infine, come i medici non possono aver provato direttamente tutti i farmaci che prescrivono, così noi non possiamo aver letto tutti i libri (e altre risorse) che ci passano per le mani. Tra l'altro non è nemmeno facile trovare un tempo privato per la lettura. Proprio per questo, quando prendo un libro cartaceo in mano, cerco l'immersione più totale. Per esempio con libri che prendono in giro se stessi. Come Il Libro dei Libri, di Luca Giorgi, edito da Mattioli, meraviglioso divertissement ironico sul lavoro dei critici letterari. O sulle guide ai luoghi impossibili, come Molvania, edito da Rizzoli. Come ventata di ossigeno mi sono riletto Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, di Schmitt, edito da edizioni e/o