Il secondo caso per il Commissario De Vincenzi, l'eroe del padre nobile del giallo all'italiana. «Umanissimo come Maigret, romantico come Marlowe, intellettuale come Philo Vance, eppure caparbiamente italiano» (Oreste Del Buono).
Augusto De Angelis è considerato il capostipite del giallo all'italiana. Inventore, come scriveva Oreste del Buono, di un detective, il Commissario De Vincenzi «umanissimo come il Maigret di Simenon, romantico come il Marlowe di Chandler, intellettuale come il Vance di Van Dine, eppure caparbiamente italiano». De Angelis scriveva in età fascista, e nel Ventennio il giallo non era genere gradito, a meno che i personaggi non agissero in loro ambienti marginali, popolati di individui bizzarri ed eccentrici, mai rappresentativi dell'italiano medio, stranieri preferibilmente. Era così nel primo romanzo pubblicato in questa collana Il mistero delle tre orchidee, la cui trama si svolge nel mondo cosmopolitico ed ecumenico degli attori. E in questo Albergo delle Tre Rose. Ma quella che a ben vedere funzionava come restrizione e autocensura divenne per De Angelis una risorsa. Il suo eroe, De Vincenzi, in quei mondi diversi può assumere senza apparire sussiegoso, la piega amara dello scetticismo, e dedicarsi, senza irrealismo, a raffinatezze intellettuali. E il mondo del delitto può essere rappresentato nelle tinte fosche, violente e senza romanticismi che anticipano la crudezza di un certo filone del giallo ambrosiano. In un albergo popolato di strani figuri che si dedicano, la notte, al gioco d'azzardo, è stato ucciso, prima pugnalato e poi impiccato, un giovane inglese. Seguono a questo altri omicidi, mentre arriva in albergo un avvocato, anch'egli inglese, che deve leggere agli eredi un testamento la cui validità è, misteriosamente, sottoposta alla presenza di tre bambolette di porcellana. E in questa atmosfera alla Agatha Christie, De Vincenzi indaga, e scopre una verità che alla fine niente ha a che dire con le raffinatezze del delitto all'inglese. Piuttosto con la turpe e disillusa «Milano calibro 9» che sarà di Scerbanenco.
2002
La memoria n. 539
288 pagine
EAN 9788838917837
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Augusto De Angelis, nato a Roma nel 1888, incarcerato per antifascismo nel 1943, e morto a Bellagio nel 1944 per le percosse subite in un’aggressione fascista. Il commissario De Vincenzi fu portato in televisione negli anni Settanta del Novecento da Paolo Stoppa per una serie di sceneggiati. È protagonista di quindici romanzi scritti tra il 1935 e il 1942 di cui questa casa editrice ha già pubblicato: Il mistero delle tre orchidee (2002), L’Albergo delle Tre Rose (2002), Il mistero di Cinecittà (2003), La barchetta di cristallo (2004), Il candeliere a sette fiamme (2005), L’impronta del gatto (2007), Giobbe Tuama & C. (2008), Il banchiere assassinato (2009), Sei donne e un libro (2010) e Il canotto insanguinato (2014). Tre romanzi della serie sono stati anche riuniti nella collana «Galleria» col titolo Il commissario De Vincenzi.
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