«La triste storia del mio zio paterno Simão Antonio Botelho» il quale «Amò, si perdette e morì amando. Questa è la storia».
«La triste storia del mio zio paterno Simão Antonio Botelho» il quale «Amò, si perdette e morì amando. Questa è la storia»: così Castelo Branco descrive il suo romanzo e, in una prefazione del 1879 (a vent'anni dalla prima edizione), parla decisamente male del suo libro più noto: disturbato, così sembra, dal grande successo di pubblico e dalla interpretazione corrente di romanzo passionale. Nel 1911 Miguel de Unamuno avalla questa interpretazione parlando di Amore di perdizione come della «novella passionale più intensa e profonda che sia stata scritta nella penisola iberica» (confermando fra l'altro una profezia dell'autore che prevedeva, se fosse rinato nel ventesimo secolo, di assistere a uno dei tanti ricorsi della sua opera). Ma a parte la storia - di amore ribellione e morte, di perdizione appunto, tra un giovane romanticamente e velleitariamente anarcoide e una fanciulla dell'ambiente più retrivo di un Portogallo ottocentesco sospeso tra feudalesimo e modernità - la passione che più emerge da Amore di perdizione è il risentimento, il sarcasmo, l'acidità, contro la grettezza e l'angustia di un'epoca e un ambiente. Castelo Branco (il «Balzac portoghese», vissuto male e morto suicida) scrisse Amore di perdizione in quindici giorni, mentr'era incarcerato per un reato di adulterio, mentr'era in carcere per amore, ricostruendo e romanzando una storia famigliare: ricordando con rabbia, si sarebbe detto nei nostri anni Sessanta.
2000
La memoria n. 485
276 pagine
EAN 9788838916328
Non disponibile
Camilo Castelo Branco (1825-1890), rimasto presto orfano e vissuto presso una zia, abbandona gli studi per darsi alla letteratura, all’impegno politico liberale e a numerosi e avventurosi amori. E un amore intenso e infelice lo conduce in carcere, accusato di adulterio, per un anno, dove scrive Amore di perdizione. Liberato, vive stentatamente nella sua prolifica attività di scrittore, sino alla morte per suicidio. Tra le sue opere: Carlota Angela (1858), Amore di salvazione (1864), Eusebio Macario (1879).
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