Caroline, a lei erano dedicate forse le uniche sere che Flaubert sottraeva al lavoro instancabile e meticoloso di scrivere.
Questo ritratto di Flaubert, nell'intimità casalinga della sua dimora di provincia, è opera della nipote. Ostile alla paternità - ostile, del resto, alle forme umane della felicità: «Mi sembra una mania mediocre e pericolosa» -, con la sola Caroline, Flaubert accettava il pericolo di esporsi emotivamente: a lei erano dedicate forse le uniche sere sottratte al lavoro instancabile e meticoloso di scrivere. E quando il marito di lei fu travolto nel tracollo economico Flaubert senza pena eccessiva diede fondo a ogni sua sostanza. Poi Caroline si arricchì coi diritti d'autore, e alla morte del grande scrittore begò e macchinò in modo tale da meritarsi la critica acuta di Edmond Goncourt. Eppure, ricevuti questi ricordi intimi, Goncourt si commosse: «Questa biografia è veramente incantevole». Vi si tacciono i momenti scabrosi della vita di Flaubert, che i biografi conoscono, e naturalmente le gravi preoccupazioni che, causa la nipote, angustiarono i suoi ultimi anni. Ma il «grande orso delle caverne» è in tutta la malinconica, tenera, disperata e vana umanità di chi rinuncia a tutto per la pagina laboriosa di un racconto: perfino alla gloria. «Io miro più in alto - ripeteva Flaubert -, a piacermi».
1 Gennaio 1992
La memoria n. 262
88 pagine
EAN 9788838908415
Caroline Commanville, figlia della sorella di Flaubert, restata orfana visse con lo scrittore e la nonna nella casa di campagna vicino Rouen, fino al matrimonio con un commerciante di legnami, presto in difficoltà economiche. Dopo la morte dello scrittore, visse agiatamente amministrandone la fama. Morì nel 1931.
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