L’anarchia, il girovagare per ricerche incongrue, il destino dei poeti, la tendenza figlia delle amate avanguardie e del surrealismo al bizzarro e al deforme quotidiano di corpi e situazioni: nell'opera prima dello scrittore cileno tutti i temi del Bolaño maturo.
«Ho scritto questo libro per me stesso, e neppure di questo sono troppo sicuro. Per molto tempo sono state solo pagine sparse che rileggevo e forse correggevo convinto di non avere tempo. Ma tempo per cosa? Ero incapace di spiegarlo con precisione. Ho scritto questo libro per i fantasmi, che sono gli unici ad avere tempo perché sono fuori dal tempo». Anversa è il primo romanzo scritto da Bolaño («Naturalmente, non ho mai portato questo romanzo a una casa editrice») ed è anche l’ultimo pubblicato in vita. L’inizio e la fine, a distanza di vent’anni, di una storia di scrittore indipendente dalla cosiddetta letteratura ufficiale, diventato un riconosciuto innovatore, un autore di riferimento e un maestro, grazie alla chiarezza e la tristezza di un modo di scrivere il cui rischio principale è quello si usare la letteratura per cercare di ripetere un’esperienza del mondo, di fermare i vissuti propri e quindi, appunto perché irripetibili e mai del tutto decifrabili, aperti alla libertà di tutti di ammaliarsene e riviverli. E Anversa chiude, infatti, con una frase che è un impegno programmatico: «Come quei versi di Leopardi che Daniel Biga recitava su un ponte nordico per armarsi di coraggio, così sia la mia scrittura». Nello scheletro del romanzo, l’intreccio è un poliziesco: vi è un protagonista, da poco in Spagna, che lavora sulla Costa Brava, prima in un maneggio e poi in un camping dove ha luogo un delitto; e un ispettore di polizia e una ragazza con cui il poliziotto ha rapporti sessuali in cui giocano il ricatto e la perversione. Ma tutto è frantumato, ridotto in fotogrammi e visioni, incroci con altre trame e ricordi, con nuovi personaggi, su un piano visibilmente autobiografico. E tutti i temi che torneranno nei successivi romanzi di Bolaño, e soprattutto il suo maggiore, I detective selvaggi, sono presenti: l’anarchia, il girovagare per ricerche incongrue, il destino dei poeti, la tendenza figlia delle amate avanguardie e del surrealismo al bizzarro e al deforme quotidiano di corpi e situazioni.
1 Gennaio 2007
La memoria n. 709
152 pagine
EAN 9788838921520
Fuori catalogo
Roberto Bolaño è morto nel 2003 (era nato nel 1953), nel pieno di una vita d'artista complicata dalle vicissitudini dell'esistenza, e di una creazione incessante, interpretata anche come stimolo e provocazione, alla maniera di quell'avanguardia Dada o situazionista che amava tanto. Questa casa editrice ha pubblicato: La letteratura nazista in America (1998), Stella distante (1999), Chiamate telefoniche (2000), I detective selvaggi (2003, 2009), Notturno cileno (2003), Puttane assassine (2004), La pista di ghiaccio (2004), Un romanzetto canaglia (2005), Monsieur Pain (2005), Il gaucho insostenibile (2006), Anversa (2007) e Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce (con A. G. Porta, 2007, 2011). Notturno cileno è stato inserito nella lista dei dieci migliori libri del 2003 dal «Los Angeles Times Book Review» e scelto da Susan Sontag come il libro dell'anno per Times Literary Supplement.
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