Un delizioso romanzo epistolare traccia il ritratto di una nobildonna, attraverso un fascio di lettere a lei indirizzate nell'arco di un anno.
«Voi non approvereste il comportamento di un padre che avviasse egli stesso le figlie al lupanare» rispondeva Apuchtin a chi lo incoraggiava a pubblicare. Era un aristocratico sprezzante dello scrivere come mestiere. Gran parte della sua produzione era stata dedicata a comporre romanze che l'amico Cajkovskij musicava, e liriche da leggere nei salotti dell'alta società - che lo tenevano nella considerazione di una specie di obeso Oscar Wilde. Solo qualche anno prima di morire scrisse tre lunghi racconti, tra cui questo L'archivio della contessa D**, ritratto di una nobildonna attraverso le lettere a lei indirizzate: «Molto ben fatto. Una satira splendida dell'alta società», ne disse Bulgakov.
1 Gennaio 1993
Il divano n. 60
136 pagine
EAN 9788838909290
Aleksej Apuchtin (Bolchov, 1840-Pitroburgo, 1893) si dedicò alla prosa - una prosa della malinconia, del profondo - sul finire della vita; scrisse tre racconti lunghi tra il 1890 e il 1892, questo, L'archivio della contessa D**, il fantastico Fra la morte e la vita e Il diario di Pavlik Dol'skij (pubblicato da questa casa editrice nel 1993) . Il suo nome ebbe la fama dalle romanze che compose per la musica dell'amico Čajkovskij; e la sua opera conobbe l'apprezzamento postumo di Blok, e di Bulgakov soprattutto («fine, dolce, ironico. Che scrittore raffinato!»).
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