Pubblicata nel 1897, Marco Momigliano la stese in occasione del cinquantenario del suo ministero, a rievocare «dolci ricordi del tempo che non ritorna più».
Parlando dei ghetti degli ebrei in Italia, uno storico della letteratura ha detto che essi non ebbero poesia, e quindi non hanno storia. E in effetti, di quella speciale e sofferta esperienza - quell'aura di spiritualità pacata, culturalmente forte ma corsa da un invincibile pessimismo, che Jemolo ha chiamato «sicurezza dell'isolamento» - noi abbiamo nozione soprattutto perché altre letterature l'hanno fermata sulla pagina. Ne è quindi, quest'autobiografia di un Rabbino italiano, uno dei rari documenti. Pubblicata nel 1897, Marco Momigliano la stese in occasione del cinquantenario del suo ministero, a rievocare una giovinezza e un'educazione nel ghetto prima che, nel 1848, lo Statuto albertino li abolisse, e molto prima delle persecuzioni tremende del Novecento. A rievocare - scrive - «dolci ricordi di un tempo che non ritorna più».
1 Gennaio 1986
La memoria n. 142
72 pagine
EAN 9788838903816
Marco Momigliano (1825-1900), fu Rabbino Maggiore nella comunità ebraica di Bologna.
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: