La bambola cieca

La bambola cieca

A cura di Roberto Pirani

Il miliardario Déravans sta per riacquistare la vista grazie a un difficile intervento chirurgico. Ma i luminari che devono eseguire l’operazione vengono freddati l’uno dopo l’altro mentre alla prestigiosa clinica viene recapitata una bambola dagli occhi cavati. Cos’è che Déravans non deve vedere? o chi? Sarà l’intuito singolare del timido archivista Jelling a svelare l’oscuro mistero.

Il sofisticato giallista d’oggi rimane colpito dalla fertile semplicità di Scerbanenco. Scriveva le sue storie (questo romanzo è del 1941) in un’epoca di mezzi poveri e scarsa tecnologia del delitto, di fatto servendosi di due risorse narrative: in primo luogo la tensione, provocata nel lettore da impalpabili segni di avvertimento che stride un pericolo, dietro i tratti di una persona, dietro un incontro imprevisto o una battuta fuori posto; poi l’originalità dei casi, degli ambienti e degli intrecci umani, che danno movimento e seduzione alle trame. E, al di sotto, una risorsa morale: la pietà , l’umanità, la tenerezza quasi di certi personaggi. Così i suoi gialli non sembrano avere modelli precedenti o esteri. «Immaginate – confessa Arthur Jelling, l’investigatore di una serie di cui La bambola cieca è la seconda prova – di essere in un elegantissimo salotto, qualche invitato sente uno strano odore, un odore di selvatico di giungla; ecco questo è l’odore che sento». L’obiettivo dello scrittore è quello di far sentire l’odore preoccupante anche al lettore, quell’allarme che scatta inatteso durante un procedere piano di eventi i quali, da quel momento, cominceranno ad essere seguiti dall’investigatore dal loro lato strano, di cui solo lui si è accorto. Difatti Jelling non è un detective; è un timidissimo archivista della polizia di Boston, che ha un catalogo mentale di tipi umani e di tipologie di delitti pressoché inesauribile. E viene ingaggiato quando non ci sono indizi, perfino quando un omicidio impossibile è solo minacciato e lui deve risalire alla sua fonte seguendo il segno del delitto quand’esso balugina in un casuale comportamento involontario dei coinvolti. Una bambola dagli occhi cavati è abbandonata in una clinica a dare sostanza di paura a una stolta minaccia. Il miliardario Déravans, rimasto cieco in un incidente automobilistico in cui è implicata la ragazza poi diventata sua fidanzata, può essere guarito da un intervento ardito. Solo il professore Linden è in grado di farlo, ma è minacciato di morte se deciderà di compiere l’operazione. La minaccia si realizza alla vigilia di entrare in sala operatoria. Cos’è che Déravans non deve vedere? o chi? o quale impressione sepolta non deve riemergere con la vista? Jelling deve saperlo prima che la mano assassina spenga la prossima preda; e per scoprirlo scruta i volti, le mani, i gesti, nella selva di individui che circonda Déravans, la cerchia eccentrica dei suoi familiari, i medici della clinica, perfino i legami più intimi.

1 Gennaio 2008

La memoria n. 762

288 pagine

EAN 9788838923357

Fuori catalogo

Formato e-book: epub

Protezione e-book: acs4

Autore

Giorgio Scerbanenco (1911-1969), nato a Kiev, vissuto in Italia, scrisse un numero immenso di romanzi e racconti di tutti i generi fantastici, tutti con una personale inimitabile cifra narrativa. Questa casa editrice ha pubblicato: Uccidere per amore (2002), La mia ragazza di Magdalena (2004), Rossa (2004), Uomini ragno (2006), Annalisa e il passaggio a livello (2007), Sei giorni di preavviso (2008), La bambola cieca (2008), Nessuno è colpevole (2009), L’antro dei filosofi (2010), Il cane che parla (2011), Lo scandalo dell’osservatorio astronomico (2011) e Nebbia sul Naviglio e altri racconti gialli e neri.

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