L’autodifesa di un generale sconfitto da Napoleone: racconta la più gloriosa vittoria dell’Imperatore, ritrae senza diplomazie i protagonisti, e tramanda in realtà, senza volerlo, un quadro d'epoca vivo e gustoso.
La descrizione della più schiacciante vittoria di Napoleone, la battaglia di Austerlitz, fatta da un generale francese che gli combatteva contro, al servizio dello zar. Ma non vi è nessun tecnicismo da stratega che punta a dimostrare la sua ipotesi, neppure la vanagloria del vecchio soldato in ritiro che desideri rimarcare il suo ruolo. È la memoria di un testimone, sebbene molto coinvolto nei fatti e molto ostile al Bonaparte come alle idee di cui era simbolo. Il metodo di analizzare la battaglia è, per così dire, psicologico, nel senso che le mosse dei diversi giocatori sono fatte discendere per lo più dai loro caratteri, dalle loro figure e dal ruolo sociale che le circostanze li chiamano a interpretare, dalle aspettative del loro mondo e dei grandi che ammirano, che essi avvertono su di sé. Per cui lo stile è più simile al racconto che al rapporto. In primo piano sono sempre le persone e le loro azioni, e il modo di raffigurare quei personaggi, già noti per altri ritratti letterari, è inatteso e originale (ardito in qualche caso): primi fra tutti il generale Kutusov e l'imperatore Alessandro, che il Tolstoj di Guerra e pace presenta in forme assai più benevole. Langeron, l'autore, un soldato fedele all'ancien régime, assertore tenace dei privilegi del sangue, ha un'idea dei legemi di fedeltà che precede e ignora l'idea di nazione, la solidarietà è tra pari, la storia è ancora per lui classicamente il frutto delle gesta. Sicché alla curiosità polemologica, La battaglia di Austerlitz aggiunge il gusto per i quadri d'epoca inconsapevoli, quando furono scritti, che saranno letti come tali.
1 Gennaio 2005
La memoria n. 663
176 pagine
EAN 9788838920790
Louis-Alexandre Andrault de Langeron (1763-1831) aristocratico e soldato di professione, emigrò dalla Francia rivoluzionaria e si mise al servizio della zarina Caterina, partecipando alle campagne contro i turchi e gli svedesi. Dopo aver combattuto in Belgio contro le armate repubblicane, promosso generale, nel 1805 ad Austerlitz ebbe un ruolo importante di comando ma, accusato di essere tra i responsabili della sconfitta, fu costretto a dare le dimissioni dall'esercito. Reintegrato nel grado, prese parte alla campagna di Francia del 1813, contro l'imperatore Napoleone, agli ordini dell'ex maresciallo bonapartista Bernadotte divenuto re di Svezia. Scrisse le sue memorie nel 1826.
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