Pubblicata per la prima volta nel 1967 l’autobiografia impetuosa e spregiudicata del grande pugile, per anni idolo dei rotocalchi, è un documento unico e insieme un romanzo amaro, a tratti brutale.
«Agli uomini che nella vita cercano se stessi, per tutta la vita. A coloro che credono di aver trovato la “strada”, ma che per il solito imprevisto la perdono». A questo tipo di esistenze sconnesse come la sua, Tiberio Mitri, «l’angelo biondo del ring», «il più bel pugile dell’Italia del dopoguerra», dedicò cinquanta anni fa la sua autobiografia romanzesca e romanzata. Fu pugile, attore, playboy delle ribollenti notti anni Cinquanta, tentato scrittore; e finì male. In ognuna delle sue diverse vite sfiorò l’apice per poi cadere. Sempre.
Questo memoriale di vita vissuta è un romanzo verità che parte dalla sua infanzia triestina, segnata prima dalla nera miseria, dalla piccola delinquenza e dall’orfanotrofio, e poi dalla guerra, e arriva alla sua uscita da quel mondo del pugilato che lo aveva proiettato, per un certo periodo, tra i simboli del successo e della dolce vita. È pieno di avventure, ma è anche un quadro di cosa chiedevano e prendevano dalla vita ragazzi e ragazze desiderosi di raggiungere una ribalta. E mostra ironia spontanea, gaudente sete di vita, disincanto e romanticismo, arie da duro e innocenza. Qualità queste che fecero di Tiberio Mitri un amico di importanti figure dello spettacolo e un personaggio affascinante per scrittori come Gian Carlo Fusco, che amavano le mitologie degli «eroi che non si danno arie da eroi» e le ordinarie storie di dissipazione.
Una vicinanza dello scrittore con il pugile attore e una ammirazione che spingono a concludere che «molti passaggi tradiscono la mano di Fusco: certi stilemi e tic recano il suo inconfondibile marchio di fabbrica», come scrive Dario Biagi nella Nota al volume.
2017
La memoria n. 1075
344 pagine
EAN 9788838936890
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Tiberio Mitri, nato a Trieste nel 1926, campione italiano ed europeo di pugilato nei pesi medi (e sfidante del campione mondiale, il leggendario Jake La Motta), attore di cinema e fotoromanzi, dopo una lunga decadenza morì, solo e indigente, travolto da un treno, a Roma, il 12 febbraio 2001.
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