144 illustrazioni in bianco e nero, 95 tavole a colori fuori testo
Nato come mezzo di trasporto e di lavoro, il carretto siciliano nel tempo è diventato un'opera d'arte, oltre che un veicolo di trasmissione culturale. Un pregevole prodotto di artigianato: coloratissimo libro di racconti ambulante nonchè mezzo di trasmissione culturale e religiosa. I dipinti dei carretti avevano una funzione scaramantica e apotropaica; le scene raffigurate (fatti storici, parabole religiose, gesta cavalleresche, leggende o miti antichi) erano considerate come dei portafortuna, in grado di allontanare la malasorte e garantire prosperità al proprietario e alla sua famiglia.
Il volere ad ogni costo ritrovare precedenti dell'arte siciliana del carretto in forma artistiche culte, autorizza il sospetto che si voglia negare agli artigiani popolari la capacità di creare forme proprie ed originali. Se si esce dai vaghi parallelismi, sempre possibili fra questo o quell'aspetto dell'arte del carretto e altre forme artistiche, e più realisticamente si assume quest'arte per quello che essa fu: unfatto unitario ed omogeneo alla cultura dei ceti popolari siciliani, sarà facile intendere che le sue strutture conoscitive e formali sono profondamente radicate nel "genio costruttivo e logico" (Vydra) proprio a questa cultura. Di essa l'arte del carretto è il prodotto anche quando ha utilizzato materiali estranei o ha recuperato abitudini formali di altri ambiti artistici. Qui sono le ragioni del singolare successo di quest'arte a livello popolare. Per la sua rispondenza al gusto popolare, quale si è venuto ad esprimere in un determinato momento della storia della nostra Isola, è stato un fatto quasi naturale che la scultura e la pittura del carretto già alla fine dell'Ottocento, come ricorda il Pitrè, si espandessero in altri settori dell'artigianato popolare. Panchetti di acquaioli, tricicli di gelatai, deschetti di arrotini, banconi di siminzari, perfino mobili, hanno segnato il successo dell'arte del carretto, e ne denunciano il valore identificante per tutti coloro che partecipavano alla cultura da cui quel'arte si è prodotta (Dall'introduzione di Antonino Buttitta).
2007
I cristallini n. 1
248 pagine
EAN 9788876811661
Giuseppe Capitò (Palermo, 1871-1940) ha tenuto la Cattedra di Architettura generale presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Palermo di cui è stato anche preside. Nel 1923 ha pubblicato Il carretto siciliano per i tipi della Bottega della Poesia, di Milano. A lui si devono i progetti di alcuni notevoli edifici pubblici e privati di Palermo, fra i quali Palazzo Barraja, Palazzo Greco, Palazzo Ribolla e il Provveditorato alle Opere Pubbliche. Nel 1978 Il carretto siciliano è uscito per i tipi della casa editrice Sellerio, pubblicato nella collana I cristalli, ristampato in anastatica e in versione economica nella collana I cristallini nel 2007.
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: