In un mondo sempre più incredibile e che alimenta apatica crudelità, la vecchia regola del far notizia va in crisi. Cronache esatte di cose note e dimenticate presentate come un «reportage magico».
Giocando con l'elefantiasi delle cifre che si riversano sugli utenti di informazione, Fruttero e Lucentini notavano, in un corsivo del «Corriere della Sera» di qualche mese fa, che un circolo perverso s'è creato: siamo assuefatti all'incredibile, l'informazione per sorprendere alza il tasso di clamore, di esagerazione, e incrementa indifferenza. In un mondo sempre più incredibile e che alimenta apatica crudelità, la vecchia regola del far notizia, «incredibile ma vero», va in crisi. Per contribuire a una rinascita del dubbio e della sorpresa, la mozione di questi cinque racconti è opposta: «credibile ma falso». Sarebbero andati, in tempi meno rapidi e iperbolici, sotto la rubrica di utopie, fatti da luoghi inesistenti, incubi sociologici non tanto invivibili. Si può chiamarli oggi reportage: dalla guerriglia dei quartieri alti in America Latina, da Managua che apre una sinagoga per motivi di equilibrio internazionale, da uno studio medico che avvia la caccia a un misterioso parassita, dal delirio indistinguibile di una ricercatrice americana di storia orale, dall'universo dell'ingegneria genetica. E poiché sono cronache esatte di cose note e dimenticate in cui si è insinuato un nuovo senso e un'altra verità, non è improprio presentarle come un «reportage magico».
1 Gennaio 1989
La memoria n. 192
96 pagine
EAN 9788838905360
Enrico Deaglio (1947) vive tra Torino e San Francisco. Ha pubblicato in questa «Memoria» Cinque storie quasi vere (1989), Il figlio della professoressa Colomba (1992), Storia vera e terribile tra Sicilia e America (2015) e La zia Irene e l'anarchico Tresca (2018).
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