Scriveva la Brin: «Il dopoguerra è finito, un poco malinconicamente, come finiscono i periodi di euforia e di benessere».
Scriveva Irene Brin nel 1964, congedando uno degli ultimi suoi libri: «Il dopoguerra è finito, un poco malinconicamente, come finiscono i periodi di euforia e di benessere. Dal 1918 al 1929 c'erano stati gli anni ruggenti, il charleston e Hemingway e la signorina Chanel, poi sopraggiunse Wall Street, con i crolli finanziari. Dal 1950 al 1963 ci fu il boom, Elvis Presley, e la signorina Chanel, poi sopraggiunse la congiuntura. Il parallelo mi sembra esatto. Viviamo avvolti di un fracasso inutile, di un'angoscia stupida. Sappiamo benissimo che cosa significhi la parola tremenda 'irreversibilità', ma tenteremo di suggerire, almeno, una certa nostalgia per il passato». Oggi le sue pagine, che furono esempi di prosa leggera e intelligente, di sottile umorismo, possono essere guardate come specchio di un'epoca, a cui la distanza di tempo insieme alla intima quotidianità che riflette, forse aggiunge un velo di nostalgia.
1 Gennaio 1986
La memoria n. 143
240 pagine
EAN 9788838903809
Non disponibile
Irene Brin (1914-1969), pseudonimo di Maria Rossi, è stata in Italia iniziatrice di un giornalismo leggero e colto, di cronache mondane e di costume. Ha collaborato fra l'altro all'«Omnibus» di Leo Longanesi e alla «Settimana Incom» di Luigi Barzini jr. (firmandosi «Contessa Clara»). Sono stati pubblicati da questa casa editrice: Usi e costumi 1920-1940 (1981), Dizionario del successo dell'insucceso e dei luoghi comuni (1986) e Le visite (1991).
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