Quattro racconti tra il surreale, l'assurdo e la satira amara.
«Come può lei educare i nostri figli se non è capace neanche di rieducare sua nonna?». È serio, serio in modo inquietante il responsabile del Komsomol che con queste parole minaccia Nina di espulsione dall'università (la nonna da diverso tempo manda reclami alle autorità perché la «propaganda visiva» del compagno Shelest le ha oscurato ermeticamente le finestre di casa). Innumerevoli aneddoti intersecano questi quattro racconti: specie di ricordi di una giovinezza sovietica nell'epoca poststaliniana, quando a poco a poco al terrore si è sostituito uno stato di cose che sembra la risposta al dilemma: che ne è del surrealismo quando si realizza. Non parlano di pesanti tragedie, di grandi sofferenze, ma - quasi una serie di vignette «senza parole» - descrivono brani di vita quotidiana, decente e normale fin quando non si scontra con l'assurdo. Questi scontri Zaslavsky ritrae con un gusto non indegno della grande tradizione della satira russa, e che mostra di aver fatto tesoro del «pensiero spettinato» di Jerzy Lec: «quando non c'è niente da ridere, ecco che spuntano i satirici».
1 Gennaio 1984
La memoria n. 98
96 pagine
EAN 9788838902604
Non disponibile
Victor Zaslavsky (1937-2009), ingegnere minerario in varie parti dell'URSS, dopo aver preso una seconda laurea ha insegnato per alcuni anni sociologia presso l'Università di Leningrado. Emigrato in occidente nel 1975, è stato docente di sociologia all'Università di St. John's in Canada. Autore di saggi di sociologia politica, tra cui Il consenso organizzato (Bologna, 1981) e The Neo-Stalinist State (New York, 1982), suoi racconti sono stati pubblicati in inglese, tedesco e russo. Questa casa editrice ha pubblicato Il dottor Petrov parapsicologo (1985) e Il mio compagno di banco Ramón Mercader (2011).
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