Vincenzo Consolo è stato uno dei grandi scrittori italiani del Novecento. È stato anche un grande giornalista. Dalla sua collaborazione con il rivoluzionario quotidiano siciliano «L'Ora», gli articoli di cronaca nera e inquietante, le inchieste sulla città e i suoi uffici e poi ancora interviste, questioni letterarie, recensioni, ma anche riflessioni civili. Un filo con la Sicilia che continua per moltissimi anni e che si alimenta, oltre che con i ritorni estivi nell’isola, proprio con queste cronache.
«La scrittura non cambia il mondo. Ma è una difesa contro la ferita dell’impotenza. Ne conviene anche Consolo che indossa la cronaca come un linguaggio diverso, moralmente e civilmente allarmato, che non si riconosce nelle narrazioni convenzionali, inadeguate al carico di pena e alle calligrafie del dolore di tante vite “deportate”: avvilite, mortificate, disfatte; dimenticate. Si inoltra nei dintorni oscuri e inospitali della città opulenta, nelle solitudini dei dormitori; si muove lungo gli orli sfumati della vita urbana. Incontra scelleraggine e sordidezza: fattacci di cronaca nera, tragedie familiari, speculazioni omicide. Ridiscende in Sicilia, nei paesi spogliati dall’emigrazione, a inventariare morti e rovine entro un panorama diroccato, abbandonato dallo Stato o affidato all’avidità degli esattori e alle politiche di tale o talaltro onorevole per nulla onorevole. Va per uffici anche. E raccoglie le voci tutte e le scalmane di un pazzo mondo di disservizi e disfunzioni: sgarbato e spiritato; e talmente compresso da sembrare invasato, e come in farsa». Salvatore S. Nigro analizza in questo modo lo stile narrativo di Consolo. E Vittorio Nisticò, direttore de «L’Ora» negli anni più gloriosi, offre questa testimonianza della sua maniera di essere giornalista: «Tuttavia un desiderio di giornalismo, sebbene latente, rimase sempre vivo, e pronto a venir fuori quando si presentava l’occasione buona. Fu così in quei mesi del ’75, quando facendo la spola tra la casa materna di Sant’Agata e la nostra redazione, si buttò con manifesta gioia in un intenso lavoro giornalistico. Partecipando dapprima con articoli e interviste alla campagna per il buon governo e la candidatura di Sciascia, poi nell’estate andando in giro col taccuino del cronista a seguire a Trapani il processo al “mostro di Marsala” (l’uomo che aveva fatto morire tre bimbe), o la vicenda del sequestro di Corleo, il patriarca delle esattorie. In pieno agosto, si era persino spinto, e credo anche divertito, a fare un “viaggio” di osservazione tra gli uffici semideserti di Palermo-capitale. Insomma, un bel bagno mediterraneo di umile giornalismo, mentre tra un servizio e l’altro trovava il luogo e il silenzio dove ripararsi per dare gli ultimi ritocchi a Il sorriso dell’ignoto marinaio: il capolavoro che da lì a qualche mese lo avrebbe consacrato tra gli eredi della grande letteratura che la Sicilia ha dato alla nazione».
17 Gennaio 2013
La memoria n. 914
256 pagine
EAN 9788838929076
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Vincenzo Consolo (1933-2012) scrittore italiano, è autore de La ferita dell'aprile (1963 e 1977), Il sorriso dell'ignoto marinaio (1976); Lunaria (1985). Per Sellerio ha pubblicato La pesca del tonno in Sicilia (1986), il romanzo Retablo (1987) Premio Grinzane Cavour (1988), Vedute dello stretto di Messina (1993) e (con Giuseppe Voza e Salvatore Russo) La terra di Archimede (2001); oltre a numerosissime introduzioni, prefazioni e note critiche. Nel 2013 è uscito postumo Esercizi di cronaca.
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