Il carteggio della famiglia del grande Schopenhauer, il filosofo «della volontà», offre un vivo ritratto di un'epoca e della sua cultura.
La famiglia Schopenhauer: il padre, Heinrich Floris; la madre, Johanna; la figlia minore, Adele; il figlio Arthur, il filosofo del nulla e del dolore della vita. In sé, il carteggio familiare di un sommo filosofo - di un vero e radicale rivoluzionario nella storia del pensiero - non ha necessariamente niente di più attraente di un qualunque carteggio familiare, se non per il biografo e il filologo. Ma la famiglia Schopenhauer, cui questo carteggio di cinquant'anni (dal 1799 al 1849) rinnova la voce, fu eccezionale: rappresentativa di un sentimento della vita (che riecheggia nel nichilismo del filosofo); di una vicenda che rassomiglia ai capitoli finali di un romanzo di Thomas Mann (che quella filosofia amò). Il padre, grande borghese e repubblicano («nessuna felicità senza libertà» era il motto familiare), fu suicida, per ragioni ignote. La famiglia ebbe una lunga decadenza economica, parallela a una specie di rinascimento spirituale, ma nel nome della dispersione e della disperazione. La madre, Johanna, fu scrittrice e traduttrice, mantenne un salotto letterario di cui Goethe era il patriarca; e restò per i figli sideralmente lontana; la sorella Adele, geniale e brutta, scrisse romanzi e dei diari in cui il rovello del mal di vivere rielabora una specie di filosofia del pessimismo cosmico, e morì giovane di un male che sembra simbolo e contrappasso della sua condizione umana. Il figlio da tutti si tenne lontano, sprezzante e misantropo come da leggenda, infittendo però la lontananza fisica coi fili spessi di un carteggio sarcastico e amaro, che lo fanno uno dei maggiori scrittori di lettere della letteratura tedesca. Ed è perfetta di questo carteggio la definizione datane dal suo curatore, Ludger Lütkehaus: «un processo alla vita».
1 Gennaio 1995
La nuova diagonale n. 9
536 pagine
EAN 9788838910852
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