Venticinque fiabe, dal 1909 al 1914, scritte per il «Corrierino dei piccoli» e per «Adolescenza»; un genere congeniale al poeta che si distacca dalla favolistica alla Collodi e Capuana, per tornare alla cifra classica, come faceva Oscar Wilde.
Guido Gozzano scrisse queste venticinque fiabe dal 1909 al 1914 per il «Corrierino dei Piccoli» e un altro giornalino, «Adolescenza». Subito prima e subito dopo, quindi, la pubblicazione della principale raccolta, I colloqui (del 1911), con le liriche sue più note: La signorina Felicita, L'amica di nonna Speranza, Cocotte, Totò Merúmeni, e via dicendo. E tra queste e le fiabe vi è uno scambio fitto, di parole, di immagini, di luoghi della mente, di oggetti e suggestioni, di atmosfere e sogni, tanto da chiedersi se non siano le fiabe molto più congeniali a Gozzano di quanto si sia creduto; se non siano sbocco naturale, o propria incubazione dei contenuti del suo mondo poetico. Non seguono la lezione di Collodi ne quella di Capuana, non sono fiabe moraleggianti: Gozzano non innova, semmai ritorna alla fiaba classica, prevalentemente di ambiente medievale con fate, streghe e draghi, magie, incantesimi, tempi ciclici, meraviglie. E questa specie di ritorno all'archetipo, al semplice, una volta sospetto di manierismo o mestiere, attesta in realtà quanto prossimo fosse Gozzano allo spirito del fiabesco. Annullare il tempo, abbandonarsi al lato sognante, rifugiarsi nella malinconia dell'«incorruttibile», dell'«imperituro». Desiderare.
2003
La memoria n. 588
248 pagine
EAN 9788838919060
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Guido Gozzano (Torino, 1883-1916) indissolubilmente legato, per spirito e condizione sociale, alla sua città, che non lasciò mai - se non per un viaggio in India di cui consegnò memoria negli articoli per il giornale «La Stampa», poi raccolti nel volume Verso la cuna del mondo (1917) - pubblicò una prima raccolta di poesie nel 1907, La via del rifugio, subito ben accolte sia dalla critica che dai lettori. Ma la sua opera principale, che contiene tutte le sue più originali liriche, contrassegnate dal caratteristico taglio di racconto in versi, è I colloqui del 1911 e pubblicato da questa casa editrice nel 2001 (La signorina Felicita e le poesie dei Colloqui). Si ammalò giovanissimo della tubercolosi di cui sarebbe morto. Scrisse anche un carteggio, le Lettere ad Amalia Guglielminetti.
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