In un fermo paese siciliano, il complotto liberatorio di giovani impiegati della mafia contro il datore di lavoro.
«Eccolo qui. Questo era Nino. E gli altri sono tutti come lui e come me. Sai perché tengo queste foto? Perché abbiamo preso a passarcele. È cominciato sei mesi fa: viene uno di Riesi e mi dice prenditi questa foto mia, che se un giorno te ne danno una uguale e ti dicono che questo cornuto lo devi ammazzare, tu sai che sono io. Poi sono venuti altri. E anch'io ho cominciato a farmi le foto e a distribuirle. Hai capito? Ti sfruttano e poi ti ammazzano. E ti fanno ammazzare da quelli come te. E a Nino la foto non gli è servita». In un fermo paese siciliano, con sicure propaggini nel mondo rampante della finanza d'avventura - ma tanto fermo che la modernizzazione vi è passata in mezzo stravolgendo tutto senza nulla cambiare -, il complotto liberatorio di giovani impiegati della mafia (di mansione, killer) contro il datore di lavoro. Come altri racconti che Deaglio ha pubblicato in questa collana, anche Il figlio della professoressa Colomba potrebbe essere un reportage, paradossale quindi credibile: su una generazione che, persino nel ribellismo giovanile, non ha alternative all'uso, originale, dei metodi mafiosi. Perché non ne conosce altri, o perché sono, in quei tempi e in quei luoghi, gli unici efficaci.
1992
La memoria n. 258
148 pagine
EAN 9788838908255
Enrico Deaglio (1947) vive tra Torino e San Francisco. Ha pubblicato in questa «Memoria» Cinque storie quasi vere (1989), Il figlio della professoressa Colomba (1992), Storia vera e terribile tra Sicilia e America (2015) e La zia Irene e l'anarchico Tresca (2018).
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