Attraverso la traduzione di Marinetti le parole di Tacito, maestro di libertà e lodatore delle semplici virtù repubblicane, giungono intense. La Germania, rappresenta un viaggio diretto e curioso in ciò che è diverso.
«Contento molti che desiderano sapere perché il futurista Marinetti ha tradotto La Germania di Tacito». E scrive, Marinetti, il rumorista l'esteta delle macchine il seguace dello stile parolibero, di avere accettato l'incarico di dedicarsi a un'opera incongruamente archeologica per un artista futurista come lui (incarico affidatogli nel 1928 dalla Collezione Romana di Ettore Romagnoli, in cui sarebbero comparsi classici latini tradotti da scrittori moderni, con l'intento di adeguare la conoscenza della «prima luminosa giornata della letteratura italiana - come dovevano essere giustamente intesi i classici - all'incalzare fulmineo della vita moderna»), fondamentalmente per tre ragioni. Perché Tacito è il più futurista dei latini e molto più futurista di tanti moderni («Ad esempio: Gabriele d'Annunzio»). Per dimostrare che lo stile futurista ha fonti antiche nella concisione e nella «intensificazione verbale» di Tacito. Per annullare l'assurdità di un insegnamento del latino affidato a «tarli di testi e teste». Dei tre scopi prefissi da Marinetti, probabilmente è il terzo il meglio riuscito. Attraverso la versione (accurata e fedele) di Marinetti le parole di Tacito, maestro di libertà e lodatore delle semplici virtù repubblicane, giungono intense. La Germania - testo del primo secolo, scritto d'occasione ad ammonire i romani contro ogni superficialità di giudizio su di una civiltà vicina e ben strutturata, nonché «barbara»: che è poi il primo testo autonomo su di un popolo straniero della letteratura antica, e il principale documento trasmessoci sui Germani - è un viaggio diretto e curioso in ciò che è diverso: appassionato dalla consapevolezza tranquilla che tutto viene, anche, dalla diversità.
1 Gennaio 1993
La memoria n. 294
116 pagine
EAN 9788838909719
Non disponibile
Cornelio Tacito (55 ca-120 ca), uomo politico e storico romano, ha scritto due importanti testi, le Storie e gli Annali, che ci sono pervenuti solo in parte. Le sue opere manifestano un'intensa partecipazione alle sorti di Roma, esprimendo in modo particolare l'opposizione della classe senatoria al potere imperiale.
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