Giobbe Tuama & C.

Giobbe Tuama & C.

Nota di Roberto Pirani

Milano 1934, Fiera del Libro. Il Commissario De Vincenzi è questa volta alle prese con l'omicidio di uno strano personaggio: Giobbe Tuama, ufficialmente seguace di una chiesa evangelica che fa propaganda di Bibbie, ma anche maligno usuraio.

Milano 1934, Fiera del Libro. Nel fervore mondano e consumistico della capitale letteraria, tra smunti intellettuali, vanitosi scrittori di cassetta e giovinette in cerca di visibilità, piomba il dramma. Sotto un bancone è trovato il cadavere, composto «come un fantoccio mostruoso» di uno strano personaggio: si chiama Giobbe Tuama, ma è conosciuto anche con un altro nome, forse non suo, Jeremiah Shanahan; è un americano, ma vive in Italia da gran tempo; ufficialmente è il seguace di una chiesa evangelica e fa propaganda di Bibbie, ma è anche un maligno usuraio. Poco prima di morire è stato protagonista in un parco di un grottesco episodio; e di notte ha incontrato un misterioso emissario, un danese che lo cercava da decenni. Il suo strangolamento non è l’unico delitto su cui il Commissario De Vincenzi, malinconico e colto poeta, è chiamato a indagare. Poco dopo un altro straniero è trovato ucciso in modo inquietante e simbolico. Tutto porta al settarismo di una conventicola di stranieri che covano odio e vendetta per ragioni lontane nel tempo. I delitti raccontati dal grande De Angelis negli anni Trenta, sono immersi in un profumo esotico e straniero. Era la regola obbligata per esorcizzare il disordine del «giallo», genere malconsiderato sotto il fascismo. Ma lui spirito irrequieto, non fascista, innovatore, vi aggiungeva tutte quelle novità che fanno dei suoi romanzi dei classici imprescindibili. Nel mezzo della moda imperante del romanzo-enigma, ripetizione di modelli anglosassoni, i gialli di De Angelis sono inchieste condotte da un investigatore non prono sugli indizi materiali, ma al contrario interprete delle atmosfere e soprattutto della psicologia degli attori del crimine. De Vincenzi non è il solito manichino pretenzioso e saccente, ma un personaggio compiuto, un uomo solitario e scettico, dalla sensibilità inquieta dotato di un intelletto riflessivo e sottile in un’epoca in cui si vantavano roboanti «virtù» e passioni «guerriere». In quella Milano anni Trenta, ritratta con amore meticoloso, il personaggio di De Vincenzi pare acquisire così un ruolo di critico distacco.

1 Gennaio 2008

La memoria n. 755

262 pagine

EAN 9788838923197

Formato e-book: epub

Protezione e-book: acs4

Libro 12 euro

Autore

Augusto De Angelis, nato a Roma nel 1888, incarcerato per antifascismo nel 1943, e morto a Bellagio nel 1944 per le percosse subite in un’aggressione fascista. Il commissario De Vincenzi fu portato in televisione negli anni Settanta del Novecento da Paolo Stoppa per una serie di sceneggiati. È protagonista di quindici romanzi scritti tra il 1935 e il 1942 di cui questa casa editrice ha già pubblicato: Il mistero delle tre orchidee (2002), L’Albergo delle Tre Rose (2002), Il mistero di Cinecittà (2003), La barchetta di cristallo (2004), Il candeliere a sette fiamme (2005), L’impronta del gatto (2007), Giobbe Tuama & C. (2008), Il banchiere assassinato (2009), Sei donne e un libro (2010) e Il canotto insanguinato (2014). Tre romanzi della serie sono stati anche riuniti nella collana «Galleria» col titolo Il commissario De Vincenzi.

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