Pitrè, in questo saggio, lascia che la precisione minuziosa della cronaca sfumi nell’evasione di un racconto metafisico.
Giuseppe Pitrè, il grande demologo siciliano, scrisse questa cronaca del soggiorno, nel 1787, di Goethe a Palermo a servire da introduzione a un'edizione del Viaggio in Sicilia, che poi non vide mai la luce. È un testo curioso in cui, nello stile elegante e con la forza evocatrice del grande storico, Pitrè sembra di più dedicarsi alle bugie e alle imprecisioni lasciate qui e là da Goethe, come a nutrire un sospetto: la scoperta della vera posizione della pensione, dell'identità di un certo condannato, di un falso giorno di pioggia, di una processione mai avvenuta. Quasi un'inchiesta, in cui l'italianista Fernandez, curatore del volume, vede una prova di sicilitudine: il desiderio di conferma, attraverso la ricostruzione di come stavano veramente le cose, di non poter essere solo un sogno. Si può aggiungere: occupandosi, non di Goethe e di Palermo, ma dello smascheramento delle sue deviazioni, come fossero occulte debolezze da decifrare o alibi da saggiare, Pitrè lascia che la precisione minuziosa della cronaca sfumi nell'evasione di un racconto metafisico.
1 Gennaio 1999
La memoria n. 448
124 pagine
EAN 9788838915451
Giuseppe Pitrè (Palermo 1841-1916), medico, senatore del Regno è una delle maggiori personalità della cultura siciliana. Pur tenendo conto delle analisi di studiosi successivi (S. Bonanzinga, I. E. Buttitta, T. Cusimano, S. D’Onofrio, G. D’Agostino, M. Giacomarra, F. Giallombardo, E. Guggino) la sua Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, in 25 volumi, è documento esemplare di una cultura regionale. A parte ricadute romantiche, ancora avvertibili in Canti popolari siciliani (1870-71), l’ottica scientifica di Pitrè si impone per il suo impianto storicofilologico. La scelta di questa prospettiva è evidente in Spettacoli e feste popolari siciliane (1881) e in Feste patronali in Sicilia (1900), ma anche in Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1887-88).
L’insistenza in Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani (1875) nella ricerca di varianti e riscontri ai testi pubblicati, e più ancora i riferimenti ad altre culture nei Giochi fanciulleschi siciliani (1883), documentano la sua progressiva adesione all’antropologia evoluzionista. Se si pensa che a Palermo la casa editrice Sandron veniva pubblicando i classici europei di orientamento positivista, in particolare di psicologia sociale, si può pertanto intendere perché Pitrè, chiamato all’insegnamento universitario, denominò la sua disciplina Demopsicologia.
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