1 Gennaio 1979
Prisma n. 23
76 pagine
EAN 9788838901157
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Giuseppe Pitrè (Palermo 1841-1916), medico, senatore del Regno è una delle maggiori personalità della cultura siciliana. Pur tenendo conto delle analisi di studiosi successivi (S. Bonanzinga, I. E. Buttitta, T. Cusimano, S. D’Onofrio, G. D’Agostino, M. Giacomarra, F. Giallombardo, E. Guggino) la sua Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, in 25 volumi, è documento esemplare di una cultura regionale. A parte ricadute romantiche, ancora avvertibili in Canti popolari siciliani (1870-71), l’ottica scientifica di Pitrè si impone per il suo impianto storicofilologico. La scelta di questa prospettiva è evidente in Spettacoli e feste popolari siciliane (1881) e in Feste patronali in Sicilia (1900), ma anche in Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1887-88).
L’insistenza in Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani (1875) nella ricerca di varianti e riscontri ai testi pubblicati, e più ancora i riferimenti ad altre culture nei Giochi fanciulleschi siciliani (1883), documentano la sua progressiva adesione all’antropologia evoluzionista. Se si pensa che a Palermo la casa editrice Sandron veniva pubblicando i classici europei di orientamento positivista, in particolare di psicologia sociale, si può pertanto intendere perché Pitrè, chiamato all’insegnamento universitario, denominò la sua disciplina Demopsicologia.
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