Si narra di un complotto, di una oscura persecuzione, in cui la cosa che stupisce di più è la paura del protagonista... la paura di scoprirsi senza peccato in un torvo paradiso.
La grande epoca - che è la tarda età staliniana - narra di un complotto e di una persecuzione oscura di cui il protagonista vede qua e là i segni e cerca nel passato le ragioni. Ma non si capisce, fino alla fine, se il complotto sia in atto, o non sia mai stato, o sia soltanto un pretesto della mente per insinuare una trama di colore in una esistenza plumbea. Ed è emblematico che la paura più persistente non è tanto di vedersi accusato di una colpa senza nome, poiché questa si spegne nelle farse quotidiane di un appartamento in coabitazione. È il suo opposto: la paura di scoprirsi senza peccato in un torvo paradiso. Un timore che forse animava Jampol'skij, scrittore conformista e scrittore di segreta opposizione.
1 Gennaio 1988
La memoria n. 167
156 pagine
EAN 9788838904660
Non disponibile
Boris Jampol’skij, nato nel 1912 e morto nel 1972, ebbe una tranquilla vita sovietica, posteriore alle vecchie speranze e precedente alle nuove; e fu scrittore sovietico di fama e privilegio, membro di accademie e associazioni. Nelle sue opere di successo si trovano semmai i tratti della letteratura «della resistenza morale», l'espressione per metafore, parabole, elusioni. Fa eccezione questo romanzo pubblicato dopo la morte e all'estero.
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