Capostipite del sottogenere dei delitti della camera chiusa, il romanzo fu pubblicato a puntate su una rivista nel 1891; Zangwill scartava, puntata per puntata, le soluzioni proposte dai lettori.
«Nessuno scrittore di gialli - scriveva Zangwill nell'introduzione del 1895 a questo classico della letteratura poliziesca - aveva mai assassinato un uomo in una stanza in cui era impossibile entrare». Il grande mistero di Bow è il primo meccanismo poliziesco appartenente al sottogenere che i cultori del giallo denominano «della camera chiusa» (immediatamente celebre, e imitato e rielaborato innumerevoli volte fino alla ribellione realistica di Hammett e Chandler). Un giovane filantropo, nobile e ricco, è ucciso con un taglio alla gola nella camera del quartiere popolare in cui, per scelta, vive. Manca il movente, il suicidio è escluso, e soprattutto nessuno avrebbe potuto penetrare nella stanza con mezzi naturali, e commettere il delitto. Israel Zangwill, l'inventore, non era un esperto del settore, come spesso accade nelle innovazioni rivoluzionarie. Scriveva tutt'altro, celebri romanzi d'impegno, saggi, commedie. E il modo in cui arrivò alla sua scoperta segue uno schema che confermerebbe le moderne filosofie della scoperta e della invenzione. Sognò un delitto misterioso e la sua esecuzione. E quando un giornale gli chiese di scrivere qualcosa di eccitante, iniziò a raccontarlo, scartando puntata per puntata le soluzioni che i lettori che corrispondevano con lui escogitavano nel frattempo. Il racconto «giallo» - direbbe un filosofo - è la soluzione meno probabile di un delitto, ma che resiste a tutti i tentativi di falsificarla.
1 Gennaio 1994
La memoria n. 319
184 pagine
EAN 9788838910692
Non disponibile
Israel Zangwill (Londra, 1864-1926), ebreo russo emigrato in Inghilterra, scrisse tra l’altro I figli del ghetto (1892) e Il re dei pezzenti (1894). Il grande mistero di Bow, riconosciuto capostipite del genere dei delitti della camera chiusa, è del 1892.
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