«Per me l’importante è rimanere qui in Polonia, per custodire le tombe del mio popolo. E credo di essere stato un buon guardiano» (Marek Edelman). Questo libro è il racconto in prima persona di una vita d’eccezione da testimone e protagonista del XX secolo.
Marek Edelman aveva poco più di venti anni quando, nell’aprile 1943, fu uno dei comandanti dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, la prima ribellione in Europa, armi in pugno, contro i nazisti. Finita la guerra è diventato cardiologo. Ha vissuto tra casa e ospedale, finché a metà degli anni Settanta è stato coinvolto nelle attività dell’opposizione democratica polacca. Sia prima, in un’esistenza appartata e scontrosa, sia dopo, in un’esistenza diventata più pubblica ma altrettanto scontrosa, è stato una leggenda vivente. Prigioniero del generale Jaruzelski, dopo il golpe del 1981, leader di Solidarnosc in clandestinità, punto di riferimento etico per migliaia di giovani polacchi, Edelman di se stesso dice: «Sono semplice mente il guardiano delle tombe del mio popolo». Del mondo ebrai co cancellato dalla Shoah. Di una delle sue compagne di lotta nel ghetto racconta: «C’era Pola Lipszyc. Era bellissima. Cantava e danzava. Non per i ricchi, ma per far divertire i bambini più poveri, quelli di via Krochmalna. Cantava e faceva cantare i bambini: “Faremo di tutto perché il mondo sia libero...”. Aveva allora sedici o forse diciassette anni. Morì all’Umschlagplatz, perché volle seguire la madre».
Marek Edelman era cresciuto in una famiglia di militanti del Bund, il partito socialista degli ebrei che nella Polonia d’anteguerra lottava per l’autonomia culturale della nazionalità ebraica e contro il fascismo. Il Bund, che si opponeva al sionismo e che sognava invece un’Europa democratica e socialista in cui regnasse la fratellanza dei popoli, aveva saputo ridare la dignità ai più umili tra i proletari dell’Est, gli ebrei appunto. Al loro servizio aveva messo una rete di scuole, di sanatori per i bambini, di cooperative. I suoi due lea der principali furono uccisi nel 1941 da Stalin. In nome di quella tradizione antifascista, internazionalista, democratica, Edelman si è schierato a fianco della popolazione di Sarajevo, durante l’assedio da parte dei serbi nella guerra in Bosnia Erzegovina.
Marek Edelman è morto nel 2009. Nel 1997, Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn ne hanno raccolto, dalla sua voce, la memoria in questo libro, già pubblicato nella collana «Fine secolo» di questa casa editrice: racconto, in prima persona, di una vita d’eccezione da testimone e protagonista del Ventesimo secolo.
2016
La memoria n. 1020
232 pagine
EAN 9788838934520
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