Attraverso la lettura di testi del Novecento, la ricerca intorno all'esperienza estetica della vita quotidiana fondata sull'imperfezione.
«Ogni apparire è imperfetto: nasconde l'essere; a partire da lui si costruiscono un voler-essere e un dover-essere, che sono già una deviazione del senso. Soltanto l'apparire, in quanto potersi dare - o può darsi - è appena visibile. Detto ciò, esso costituisce la nostra condizione umana. È allora malleabile, perfettibile? A conti fatti, può questo velo di fumo strapparsi un po' e dischiudersi sulla vita o sulla morte: che importa?». Con questo saggio sull'imperfezione il grande semiologo Greimas concludeva nell'anno accademico 1985-86 il suo insegnamento sui sistemi di significazione all'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi: con una riflessione più da filosofo che da scienziato dei segni. È un'indagine sull'esperienza estetica al suo sorgere dalla componente affettiva e sensibile, nella convinzione che «dove la parola manca il segno, l'estetica serve ad additare l'esperienza della percezione». Attraverso la lettura di testi come prova della teoria (Tournier, Calvino, Cortázar, Rilke, Tanizaki) la ricerca intorno a un senso del bello (e del brutto) ruota intorno al sorgere dell'imperfezione, in quanto uscita dalla banalità, dalla insignificanza, dall'indifferenza.
1 Gennaio 2004
Nuovo prisma n. 53
72 pagine
EAN 9788838919930
Non disponibile
Algirdas Julien Greimas (1917-1992), semiologo francese di origine lituana. Collaboratore dell'École Pratique des Hautes Études di Parigi, tra i fondatori dell'analisi semiotica del testo. Tra le sue opere: Semantica strutturale (1966), Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio (1979), Del senso (1970), Del senso 2 (1983).
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