Il laboratorio

Il laboratorio

«Volete sapere una cosa? Viviamo ancora nel Medioevo». Semmai, da quelle strutture feudali, sembra scomparsa la Cavalleria. Il diario di un giovane medico destinato alla fama professionale, spinge ad una comparazione tra i laboratori americani e l'istituto di ricerca italiano.

Quando questo libro fu scritto e pubblicato, a metà degli anni Sessanta, suscitò interesse, scalpore e un certo scandalo. Erano gli anni iniziali del centro-sinistra, un dollaro valeva attorno a seicento lire, s'accendevano le polemiche sulla «fuga dei cervelli» oltreoceano, molti speravano e quasi credevano che si aprisse per l'Italia un'era di modernità, forse un po' più giusta, come un'uscita da uno strano, prolungato, feudalesimo. E una delle più persistenti strutture feudali questo libro descriveva: nel diario di un giovane medico destinato alla fama professionale, negli Stati Uniti per un periodo di ricerca, il laboratorio americano - dove lavorava - e l'istituto di ricerca italiano - dove periodicamente ritornava per mantenere i legami - si contrapponevano come due sistemi; si offrivano alla comparazione parallela. Piccolo nido della ricerca specializzata, il primo: e talvolta, forse spesso, luogo di aspra competizione. Complessa piramide burocratica, l'istituto italiano, volta alla perpetuazione di una gerarchia e di un potere personale, incardinato in altri poteri personali e gerarchici, ma abitato da persone gentili, facondi umanisti, brillanti conversatori. Nella nota di oggi al Laboratorio (dal titolo Trent'anni dopo), l'autore dice che più che la denuncia colpisce la mitezza; ma resta la forza comparativa, non tanto tra Italia e America: tra Italia e Italia, anni Sessanta e oggi. Ebbene, come dice Kurt Vonnegut nel Grande tiratore: «Volete sapere una cosa? Viviamo ancora nel Medioevo». Semmai, da quelle strutture feudali, sembra scomparsa la Cavalleria.

Autore

Nato nel 1929 da padre piemontese e madre istriana, Renzo Tomatis ha vissuto a Trieste e a Torino, dove ha studiato e da dove è partito nel 1959 per gli Stati Uniti per dedicarsi alla ricerca sui tumori. Nel 1967 è rientrato in Europa, a Lione, per dirigere un laboratorio di ricerca al Centro Internazionale di Ricerca sul Cancro, del quale è stato poi direttore dal 1982 fino alla fine del 1993. È attualmente direttore scientifico di un istituto ospedaliero a Trieste. Ha pubblicato La ricerca illimitata (1971), Visto dall'interno (1976), Storia naturale del ricercatore (1982). Il laboratorio è stato pubblicato in prima edizione nel 1965, e da questa casa editrice nel 1993.

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