Una lettera dimenticata in un taxi, una lettera piena di rivelazioni scandalose e destinata a Orson Welles, allora suo amante, pare abbia dato a Louise de Vilmorin il pretesto per scrivere questo racconto. Indaga, con innocente eleganza, nelle pieghe e nei risvolti dei rapporti amorosi di una donna divisa tra il marito e un amante.
Louise de Vilmorin, una delle più grandi seduttrici del Novecento, viveva negli ambienti e nelle atmosfere con cui - come dice Giuseppe Scaraffia con perfetta espressione - «l'aristocrazia senza saperlo si stava congedando dal presente». Il secolo della guerra, delle ideologie, dei grandi disegni e dell'impegno, le era perfettamente e serenamente estraneo, tanto quanto lei e la sua scrittura furono in parte estranee al secolo. Ma è questa estraneità, questo anacronismo che restituiscono il fascino della sua narrativa, oggi che quel secolo che non comprese comincia ad allontanarsi fluttuando. Non per caso è stata paragonata a Madame de La Fayette, che inventò il romanzo psicologico moderno. Louise concepisce i sentimenti, e la rete ingarbugliata che ne deriva di connessioni tra esseri umani, come l'unica realtà, tutto il resto essendo contorno e scenario di servizio. Come Madame de La Fayette, che lo credeva perché il suo secolo, il Seicento, li aveva appena inventati; mentre Louise, forse, perché il suo secolo, il Novecento, pretendeva abrogarli. Una lettera dimenticata in un taxi, una lettera piena di rivelazioni scandalose e destinata a Orson Welles, allora suo amante, pare abbia dato a Louise il pretesto per scrivere questo racconto. Indaga, con innocente eleganza, nelle pieghe e nei risvolti dei rapporti amorosi di una donna divisa tra il marito e un amante. Una scheggia di Seicento - può osservare ancora Scaraffia - sperduta nel Novecento.
1 Gennaio 2000
La memoria n. 483
136 pagine
EAN 9788838916304
Louise de Vilmorin (Verrières, 1902-1969) dopo il primo romanzo, Sainte-Unefois (1934), ha scritto poesie, racconti e romanzi, tra cui Le lit à colonnes, Julietta. Animatrice di salotti letterari e mondani, il «pot au feu» - così era detta la serata domenicale nel «Salon bleu» del suo castello - riuniva scrittori artisti musicisti e cineasti. Numerosi i film tratti dai suoi romanzi. Da I gioielli di Madame de *** (pubblicato da questa casa editrice nel 1993) Max Ophüls trasse un film con Vittorio De Sica e Danielle Darrieux. Sellerio ha pubblicato anche La lettera in un taxi (2000).
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: