Il 15 gennaio 1968 un terremoto distruggeva decine di centri della valle del Belìce,tra i quali Gibellina. Questo libro inchiesta ripercorre la straordinaria storia di una ricostruzione, l’incontro tra artisti e maestri d’arte, il lavoro nelle officine che realizzarono le opere progettate da scultori e pittori. E insieme, racconta l’utopia di una città nuova.
Ricostruire Gibellina, il paese distrutto dal terremoto del 1968 e ricoperto dal bianco cemento poroso del Cretto di Burri, ricollocarlo a venti chilometri dall’antico sito con l’apporto clamoroso dei più grandi artisti del momento, non fu soltanto un esperimento urbanistico del razionalismo architettonico. Nella notte tra il 14 e il 15 di gennaio del 1968, il paese s’era addormentato nel feudalesimo – scrive Davide Camarrone – per svegliarsi nell’età contemporanea. Il terremoto aveva distrutto con le case e con i lutti anche un passato di miseria e di emigrazione e questo doveva essere superato o poteva ripetersi in altre forme.
Dunque l’esperimento del popolo di Gibellina, la sfida che fu chiamato a reggere non volle essere quella della semplice riedificazione, ma quella della ricostruzione della speranza negata: «ricostruire la memoria del futuro e non la memoria del passato» imprigionando il passato con tutta la sua poesia e con tutta la miseria nel Cretto di Burri. Perciò Ludovico Corrao, il coraggioso sindaco, chiamò, più che le ruspe i piani urbanistici e le speculazioni, artisti da tutto il mondo per erigere un paese in cui il linguaggio evocativo della tradizione fosse sostituito dal linguaggio suscitatore di opere nuove dell’arte attuale. Fare di Gibellina, attraverso la presenza fisica dell’arte a ogni angolo di strada, un centro pulsante di creazione e di cultura. E non per consolare con la bellezza. Ma per spingere a nuove attività il vecchio sapere delle mani dei contadini e degli artigiani. Fu questo l’esperimento.
A Gibellina questo libro inchiesta torna per tentare un bilancio e tracciare una storia della ricostruzione dal punto di vista dei cittadini. Nella rievocazione del fervore di quegli anni si ritrovano i protagonisti di allora, per sentire la loro parola. I fabbri e gli scalpellini che trasformarono i progetti dei maestri in oggetti di pietra e metallo da piazzare per le strade; le donne che riimpararono l’arte dei prisènti da svolgere nelle processioni; i ceramisti che tentarono un nuovo artigianato; gli attori e i registi del teatro delle Orestiadi, i critici del Museo d’arte moderna, che lavorarono per fare di Gibellina un centro internazionale di cultura.
Stabilire se sia o no riuscito l’esperimento, questo non è tra gli scopi della presente inchiesta. Ma documentare di un’atmosfera, dar conto di uno spirito.
2011
La nuova diagonale n. 89
120 pagine
EAN 9788838925054
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Davide Camarrone (Palermo, 1966) è giornalista della Rai a Palermo, e autore di romanzi, testi teatrali e saggi. Ha scritto il soggetto e la sceneggiatura di «Ce ne ricorderemo di questo pianeta», un docudrama dedicato a Leonardo Sciascia. Con questa casa editrice ha pubblicato Lorenza e il commissario (2006), Questo è un uomo (2009), I Maestri di Gibellina (2011), L'ultima indagine del Commissario (2013), Lampaduza (2014) e Zen al quadrato (2021), la cui idea deriva dall’omonimo racconto pubblicato in Cinquanta in blu. Storie (2019).
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