Il Manoscritto rappresenta l'esperienza di vita e di pensiero di un patriota democratico. E della sua generazione ovunque, in Europa, dispersa e in esilio, ma in Italia, eccezionalmente, resa muta anche dalle patrie lettere.
Un anno prima che Bini, nel 1833, terminasse il suo Manoscritto di un prigioniero, era stato pubblicato il libro costato all'Austria più di una battaglia perduta, Le mie prigioni, scritto da un Silvio Pellico non più patriota liberalmoderato (com'era ai tempi della sua reclusione), ma bibliotecario ormai reazionario del Marchese di Barolo (e la storia della letteratura ha definitivamente illuminato il vero intento, non patriottico ma intimistico e religioso, del Pellico). È improbabile che, anche se fosse stato pubblicato in vita di Bini, il Manoscritto avrebbe giocato nella realtà il ruolo di un antipellico. Bini era un oscuro, incredulo disilluso, sicuramente non motivato al successo. Di mestiere piccolo commerciante, nel desiderio letterato di professione, di fede democratico radicale. Ma a leggerlo oggi, questo libro, si capisce che esso appartiene alla tradizione letteraria che in Italia non ci fu, e che con la sua assenza meritò al paese di essere rappresentato in campo patriottico dalle Mie prigioni. Traendo dalle uniche tendenze letterarie in cui un Bini poteva pescare (lo stile comico-realistico e burlesco, l'antiletterarietà alla Sterne, il pessimismo leopardiano), il Manoscritto rappresenta - per bocca di un Io anonimo e ferito, e ormai confuso nelle sue opinioni - l'esperienza di vita e di pensiero di un patriota democratico. E della sua generazione ovunque, in Europa, dispersa e in esilio, ma in Italia, eccezionalmente, resa muta anche dalle patrie lettere.
1 Gennaio 1994
La memoria n. 308
232 pagine
EAN 9788838910234
Carlo Bini (1806-1842) scrittore e patriota italiano, affiliato alla Giovane Italia, scrisse il Manoscritto di un prigioniero durante i tre mesi di carcere al Forte della Stella di Portoferraio.
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