A mia figlia

A mia figlia

A cura di Gavino Manca
Nota di Franco Monteforte e Gianfranco Dioguardi

Questi Ricordi, teneri e affettuosi, che Pietro Verri dedica alla figlia, racchiudono le istruzioni per vivere al meglio.

Un principio di benevolenza domina l'età dei lumi. L’idea di un’umanità, se non essenzialmente buona, certamente migliorabile. E quindi la possibilità che, nel governo degli esseri umani alle briglie della paura maneggiate dal tiranno, possa essere sostituita una promessa di felicità. Una felicità promessa alla società, se si lascia guidare dal buon governo della ragione, ma promessa anche all'individuo, se sottometta appetiti e spinte distruttive alla guida equilibrata della ragione. Così felicità è la parola più diffusa sia nei trattati politici, sia nei libretti numerosissimi di edificazione morale, di pedagogia: una felicità divenuta diritto e anche, conseguentemente, dovere. «Ricordatevi, cara figlia, che le persone anche di merito distinto, quando sono infelici, cessano di essere amabili», scrive Pietro Verri in questi Ricordi alla figlia Teresa, chiamata così in omaggio alla regina Maria Teresa d’Austria, che l'illuminista di Milano ammirò sopra ogni altro. Una figlia avuta tardi, a quasi cinquant'anni, alla quale, appena nata, ricordava come diventare felice, attraverso la disciplina dello spirito, e così fare felici gli altri, com'era dovere di donna. Ricordi, cioè ammonimenti, che formano un trattato modello di pedagogia femminile illuministica, più vicino all'inglese rigoroso Locke che all'utopista libertario Rousseau. Una pedagogia che, pur nella perdurante minorità della donna, le assegnava un ruolo autonomo e da raggiungere attraverso la formazione liberamente scelta, piuttosto che con la sottomissione inconsapevole. Teresa Verri, poi crebbe, fu una donna amabile a quanto pare, ma le resero verosimilmente infelice tutta la giovinezza i colpi di una sorte matrimoniale inaspettatamente avversa. Quasi a ricordarle, cioè, per ironia della vita, le famose ragioni del cuore che la ragione non può comprendere: nemmeno, quindi, un trattato illuministico ed edificante di pedagogia femminile.

Autore

Pietro Verri (Milano, 1728-1797), scrittore, filosofo, economista, fu, insieme al fratello Alessandro, tra gli illuministi lombardi che fondarono la rivista «Il Caffè». Tra le sue opere Meditazioni sulla felicità, Meditazioni sull'economia politica, Osservazioni sulla tortura e Storia di Milano.

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