Quattro fiabe del totalitarismo, potentemente satiriche, nelle memorie di una giovinezza sovietica.
Resta scolpito, di queste cronachette «sovietiche», quanto il più comico assurdo possa convivere lugubremente con la vita quotidiana. Il traduttore di poeti asiatici inesistenti; il reparto segreto dei matti con delirio «antisovietico» (si credevano Lenin o Stalin); gli scrittori vietati perché autori di scritti antisovietici già prima della rivoluzione; il clown deportato per un vecchio numero diventato diffamazione del sistema sanitario; l’esperto in esplosivi che resiste a minare la chiesa di Dostojevskij: «Ma a lei cosa importa di Dostojevskij – gli obietta il capopartito – che non è nemmeno russo?»; la biblioteca dove chi chiede in prestito un libro straniero deve presentarne la traduzione. Queste e altre fiabe del totalitarismo, potentemente satiriche, nelle memorie di una giovinezza sovietica.
21 Luglio 2011
Il divano n. 278
184 pagine
EAN 9788838925832
Victor Zaslavsky (1937-2009), ingegnere minerario in varie parti dell'URSS, dopo aver preso una seconda laurea ha insegnato per alcuni anni sociologia presso l'Università di Leningrado. Emigrato in occidente nel 1975, è stato docente di sociologia all'Università di St. John's in Canada. Autore di saggi di sociologia politica, tra cui Il consenso organizzato (Bologna, 1981) e The Neo-Stalinist State (New York, 1982), suoi racconti sono stati pubblicati in inglese, tedesco e russo. Questa casa editrice ha pubblicato Il dottor Petrov parapsicologo (1985) e Il mio compagno di banco Ramón Mercader (2011).
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