De Angelis è il primo giallista importante, il padre di quell'eccezionale commissario-intellettuale che è De Vincenzi. (Cesare Cases, Il Sole 24 ore)
«De Vincenzi vide il cadavere, vide Cristiana e vide l'orchidea. Ai cadaveri e alle donne era abituato alle orchidee un po' meno, per quanto invece le amasse assai di più. Così il suo sguardo si arrestò più lungamente e con compiacenza sul fiore. Mostruoso fiore fatto di carne, nato dal limo in putrefazione, cresciuto in una atmosfera da tropico». Il capostipite del giallo all'italiana, Augusto De Angelis, creò il suo personaggio del Commissario De Vincenzi in piena età fascista, quando i romanzi polizieschi erano considerati un genere di scarso gusto, fantasticherie addirittura corruttrici, ed erano sottoposti a bizzarre restrizioni (i colpevoli non potevano essere italiani, e gli ambienti del delitto dovevano essere stranieri o stravaganti). Circostanze che rendevano la disciplina dell'intreccio ancora più severa, e ancora più necessaria l'unica grande libertà concessa al giallista di genio: la personalità del poliziotto. E i romanzi gialli di De Angelis rispettano questa ineluttabile consegna. Strappati dalla vita ordinaria, la loro trama deve complicarsi in modo strabiliante e restare un ingranaggio che funziona, coinvolgendo caratteri e moventi lontanissimi ma uniti da invisibili fili con un unico capo; gli scenari esotici, proprio perché tali, devono convincere con la precisione; e l'investigatore, deve essere all'altezza delle difficoltà, ma con qualcosa nel carattere a renderlo familiare e umano: nel caso di De Vincenzi, un rigoroso ragionatore e soave umanista, amante di poesia e abilissimo a immedesimarsi nelle psicologie. Con questi elementi, De Angelis inventava il giallo all'italiana. Tre cadaveri, uno dopo l'altro, sono trovati nella Casa di Mode di Cristiana O'Brian, dama dal fascino avvolgente come il suo corpo flessuoso, ma di oscuro passato, dal quale vede, con terrore, riemergere un viso antico e minaccioso. Accanto a ogni cadavere, una orchidea. Le indagini di De Vincenzi sbalzano eventi e persone dal passato al presente, da una riva all'altra dell'oceano, dalla Milano raffinata e alla moda degli anni Trenta agli ambienti dei gangster americani, da false a vere identità; e li forzano a svelarsi con due trucchi: uno di De Vincenzi e l'altro del destino.
1 Gennaio 2001
La memoria n. 509
220 pagine
EAN 9788838917080
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Augusto De Angelis, nato a Roma nel 1888, incarcerato per antifascismo nel 1943, e morto a Bellagio nel 1944 per le percosse subite in un’aggressione fascista. Il commissario De Vincenzi fu portato in televisione negli anni Settanta del Novecento da Paolo Stoppa per una serie di sceneggiati. È protagonista di quindici romanzi scritti tra il 1935 e il 1942 di cui questa casa editrice ha già pubblicato: Il mistero delle tre orchidee (2002), L’Albergo delle Tre Rose (2002), Il mistero di Cinecittà (2003), La barchetta di cristallo (2004), Il candeliere a sette fiamme (2005), L’impronta del gatto (2007), Giobbe Tuama & C. (2008), Il banchiere assassinato (2009), Sei donne e un libro (2010) e Il canotto insanguinato (2014). Tre romanzi della serie sono stati anche riuniti nella collana «Galleria» col titolo Il commissario De Vincenzi.
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