Una raccolta di racconti e cronache del brillante giornalista de «L'Ora». «Salvo Licata, uomo di penna e di chitarra si portava dentro l'anima ribelle della "città nera" - la Palermo dei quartieri popolari di cui era figlio - e non perdeva occasione per trasfonderne un po' alla volta, con i suoi servizi, nelle vene del giornale» (Vittorio Nisticò).
Salvo Licata fu cronista di originale talento, fatto per «andare in giro per il mondo» (come disse il direttore di quegli anni del suo giornale, il glorioso «L'Ora»). Uomo di penna e di chitarra, l'altra sua più amata vita fu quella del teatro e di intellettuale aperto a tutte le esperienze «spettinate». Divideva in due la città più incomprensibile d'Italia: la «Palermo bianca», per lui più fosca e indigeribile dell'altra, la «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati. Questa città, si sforzava nella spasmodica impresa di capirla, nelle cronache, nei «pezzi» torbidi e densi, che poi subito riversava nel teatro, nei racconti, nel cabaret, nelle canzoni, e nelle serate con gli amici della sua piccola corte di teatranti. Scriveva anche meravigliosamente bene, come apprenderà il lettore di questa prima raccolta di prose sparse, racconti e cronache. Con il cruccio inquietante che ogni rappresentazione delle «culture subalterne» nella cultura letteraria rischia sempre la frode o la violenza: «nessuno dei rappresentanti delle classi subalterne si sognerebbe mai di parlare di sé come rappresentante delle classi subalterne né di attribuirsi una sua cultura... Io quindi non sono né un intellettuale borghese né un sottoproletario della mia città. Nei confronti della mia intelligenza sono come nei confronti del mio corpo, col buio davanti e dietro». Un dilemma di etica e di intelletto che cercava di colmare inabissandosi nel linguaggio della «Palermo nera», completo nelle sue strutture, nel suo lessico ricchissimo, a farne emergere la coerenza e la letterarietà, a renderlo veramente comprensibile. Intuiva che, come il linguaggio è la casa dell'essere, è nella lingua che abita la Palermo nera: e vibra, tra gli ultimi rintracciabili rifugi, in questi delicati racconti: delicati per la loro fuggevole materia, la vita.
1 Gennaio 2004
La memoria n. 633
312 pagine
EAN 9788838919299
Salvo Licata (Palermo, 1937-2000) fu giornalista, regista, scrittore, autore di teatro e di cabaret (sua la riscoperta del poeta di strada anarchico palermitano Peppe Schiera, vissuto sotto il fascismo e morto sotto i bombardamenti). Compose canzoni e le liriche raccolte nel Codice Levi; opere teatrali: Cagliostro dei Buffoni, La Ballata del sale, Ohi Bambulè, Visita guidata all’Opera dei Pupi e L’Urlo del Mostro (con Mimmo Cuticchio), Il patto delle tortore, La città azolo, A parte, Mietitori in attesa di ingaggio, Il Battaglia e il Lumachi; il poemetto: Orazione per Falcone e Borsellino. Con questa casa editrice ha pubblicato Il mondo è degli sconosciuti (2004) e Storie e cronache della città sotterranea (2013).
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