Noi che abbiamo fatto La dolce vita

Noi che abbiamo fatto La dolce vita

Le giornate frenetiche ed entusiasmanti tra l'estate del '58 e l'autunno del '59. I ritmi di lavoro, le atmosfere, le passioni. «Il quaderno di appunti» sulle riprese del film La dolce vita ripercorre un viaggio straordinario e affascinante agli ordini di un «capitano beffardamente coraggioso».

«Federico era sempre pronto a deviare, a sottrarsi e a infrattarsi; mentre noi intorno ci sentivamo tutti come ragazzi che hanno marinato la scuola. Chi partecipò a La dolce vita vi confermerà che tirava sempre l’aria di non fare un accidente, di sfuggire agli impegni, di bruciare il paglione. Eppure si lavorava, se questa è la parola, fino a veder spuntare l’alba... "Vorrei che questo film non finisse mai”: lo pensavamo tutti e qualcuno ogni tanto lo diceva. Sul declino dell’estate le riprese terminarono; e cominciò la differente fatica del montaggio, del doppiaggio... Arrivò in punta di piedi Nino Rota con il suo bagaglio di meraviglie sonore. E poi, doveva succedere, il film diventò una cosa di tutti. Deflagrò come una bomba nel febbraio ’60 e il giorno dopo qualcuno si accorse che l’Italia non era più la stessa. Certo non l’aveva cambiata La doce vita, ma ne era stato l’annuncio vistoso. Sbarcati dalla gran nave felliniana, a noi girava un po’ la testa».
Questo libro (che proponiamo nella nuova edizione ampliata dall’autore), prima di tutto è certamente questo: l’unico diario esistente della lavorazione del film La dolce vita. Diario che sembra già un film felliniano nel film di Fellini, talmente è trascinante su tutto e su tutti il ritratto mobile del maestro mentre vive il momento più creativo del suo ego. Ma del libro, a leggerlo oggi, emerge anche qualcosa di più. Kezich riesce a volgere la cronaca in rappresentazione, gli aneddoti in allegoria e i personaggi in simbolo. Inquadrata nei suoi eventi temporali, nell’avventura quotidiana della sua origine, spicca vividamente di La dolce vita la portata storica che ebbe, di annuncio sintesi e profezia di un cambiamento d’epoca in cammino. Vale a dire: il suo valore di mito.

2009

La memoria n. 774

264 pagine

EAN 9788838923555

Non disponibile

Autore

Tullio Kezich, critico cinematografico, biografo di Fellini e drammaturgo (la sua Trilogia triestina, ambientata negli anni '40 come questo romanzo, è in dialetto) in campo narrativo ha pubblicato L'uomo di sfiducia e, con questa casa editrice, Il campeggio di Duttogliano (2001) e Una notte terribile e confusa (2006).

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