Trieste, nel 1935, vide l'ingresso di alcuni incrociatori, reduci dall'avventura fascista nel Mar Rosso. Una giornata densa di avvenimenti e presagi funesti che segnerà una tragica svolta nell'esistenza dei giovani protagonisti del romanzo.
Il titolo dall'immensa forza evocativa, L'onda dell'incrociatore, lo trovò Umberto Saba nel 1945, dieci anni dopo il tempo della narrazione che si colloca alla metà degli anni Trenta, vigilia di odio e di guerre. «Nel far montare l'onda fatale dalla pagina di Quarantotti Gambini - scrive Tullio Kezich nella Nota a questo volume - Saba ebbe l'intuizione di elevarla a simbolo. Gioiosa nella solarità dell'incipit, quando le navi arrivano e foriera di sciagura nella notte del congedo quando le navi scivolano via dal golfo di Trieste, l'onda è il segno della fatalità: la morte che viene dal mare e travolge il più innocente e ignaro di tutti, imponendosi come il contrappasso della roboante parata militare». Quarantotti Gambini scelse «l'età più incerta», quella in cui da ragazzi si diventa uomini, perché è il momento del tempo in cui il destino, il vero protagonista, appare più cieco, capriccioso e dominatore. In una specie di foto di gruppo va in scena il passaggio attraverso l'amore e il sesso all'età adulta, segnato da perenne delusione e inevitabile sofferenza, e, in quell'estate alla canottiera di Trieste, dal caso di una morte crudele. Ma nella vicenda dei sospesi ragazzini amici Ano e Berto, del bell'Eneo e della inquieta Lidia, accanto alla morbosità e alla malinconia dello svanire immemore dell'età dell'innocenza, si insinua come una trepidazione e una paura di futuro in più, e anche un'ambiguità, che dotano di sorprendente attualità questo successo degli anni Sessanta, opera di un grande scrittore morto prematuramente.
1 Gennaio 2000
La memoria n. 486
280 pagine
EAN 9788838915833
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Pier Antonio Quarantotti Gambini (Pola, 1910-Venezia, 1965) collaborò dal 1939 alla rivista «Solaria», su cui pubblicò racconti, e fu amico fraterno del poeta Saba che lo introdusse nella cultura della «triestinità» (quella di Svevo, Stuparich, Saba stesso, delle prime suggestioni della psicoanalisi). Ma l’opera più compiuta fu realizzata nella vena dominante della sua poetica, l’analisi del mondo inquieto dell’adolescenza, l’età della iniziazione alla vita. Ad essa appartengono: Le trincee (1942), Amor militare (1955), Il cavallo Tripoli (1956), La calda vita (1958). L’onda dell’incrociatore, pubblicato nel 1947, Premio Bagutta dello stesso anno, caduto in uno strano oblio editoriale, ha avuto invece da allora non interrotto seguito di lettori.
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