In che senso ci si può dire realisti, relativisti o costruttivisti? Un'indagine, in chiave antifondazionalista, sulla validità dell'antropologia come conoscenza scientifica.
Come costruiamo le nostre conoscenze? Come scegliamo le nostre domande? Che rapporto c'è tra l'oggetto «preso di mira» e l'oggetto «restituito» in una indagine conoscitiva? In che modo l'esposizione a differenti metodi d'indagine contribuisce a configurare diversamente l'indagato? Come valutiamo le nostre risposte? Potrebbero esser queste alcune parafrasi dell'interrogativo epistemologico che l'autrice in questo volume riformula in chiave antifondazionalista, come proprio l'ottica antropologica suggerisce opportunamente. E la conoscenza antropologica? Non ci porremo anche a suo proposito analoghe domande? Discutere tali argomenti obbliga a prendere posizione su molte questioni oggi in dibattito, comprese quelle riguardanti se e in che senso ci si possa dire realisti, relativisti o costruttivisti. Dichiarando le proprie scelte e le proprie opzioni, l'autrice affronta i problemi epistemologici dell'antropologia da differenti angolazioni, mostrandone la complessità anche dove le cose potrebbero apparire semplici: la descrizione etnografica. Critica nei confronti dell'interpretativismo e del postmodernismo l'autrice non per questo condivide tesi scientiste o veteropositiviste. Si muove secondo due modi collaboranti, oggettualizzazione e dialogismo, così impostando in un'ottica diversa l'esplorazione dei problemi posti dalla conoscenza antropologica ed evitando la trappola di certe abusate e fuorvianti dicotomie.
1 Gennaio 2005
Nuovo prisma n. 61
148 pagine
EAN 9788838920523
Silvana Miceli, professore di Etnoantropologia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo, si è soprattutto occupata di letterature e pratiche simboliche e di problemi teoricometodologici dell'antropologia. Con questa casa editrice ha pubblicato uno studio sul trickster, enigmatico personaggio presente nella mitologia di molti popoli (Il demiurgo trasgressivo, 1984, 2000) e un'ampia opera che rivisita le basi teoriche della semiotica della cultura (In nome del segno, 1982, 2005).
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