L’Ottocento fatto immagine

L’Ottocento fatto immagine

Uno studio sulle origini della comunicazione di massa, che indaga sugli effetti sconvolgenti nell’immaginario dell’Ottocento, nella percezione dell’identità e nell’organizzazione del reale quotidiano intorno ad essa, portati dall’appena nata fotografia.

1862, Esposizione internazionale di Londra: la fotografia porta tale evento, che oggi definiremmo massmediatico, nel cuore della casa borghese e lo istituisce, per la prima volta, appunto come evento massmediatico. Inizia con questo spaccato – imprinting e preambolo di futuri modi e usi – questo studio sulle origini della comunicazione di massa, che l’autore definisce una «archeologia», perché indaga sugli effetti sconvolgenti nell’immaginario dell’Ottocento, nella percezione dell’identità e nell’organizzazione del reale quotidiano intorno ad essa, portati dall’appena nata fotografia, nuovo e primo mass medium. La fotografia infatti – individua l’autore – riassume del mezzo di comunicazione di massa le caratteristiche specifiche: si diffonde nella vita metropolitana come suo ambiente, esonera la mano dell’artista nella rappresentazione della realtà, realizza momenti in cui l’immagine diventa più importante della cosa stessa, rende superflua la mente del fruitore, si lega indissolubilmente alla mobilità e alla trasformazione, diviene campo di sperimentalismo e di avanguardie artistiche. Una rivoluzione indagata nella sua genealogia che riguarda sia la propria storia del progresso fotografico, le trasformazioni del mezzo tecnico e le sue appendici (l’ingresso, in particolare, dell’album fotografico nei salotti); sia la sensibilità verso la fotografia delle arti coeve e della vita quotidiana (gli effetti della cartolina o delle prime kodak portatili); sia la ridefinizione, attraverso le foto, dell’immagine dell’Occidente attraverso alcune figurazioni neomitiche (il West, per esempio, o la città di Napoli, o il ritratto di Sissi l’imperatrice amatissima, prima icona di massa).

2007

Le parole e le cose n. 9

188 pagine

EAN 9788838922411

Non disponibile

Autore

Giovanni Fiorentino insegna Sociologia della comunicazione nell'Università della Tuscia. Si occupa di storia e cultura dei media e studia i rapporti tra media digitali e apprendimento. In particolare ha lavorato sulle relazioni tra immaginario e fotografia. Collabora con «Il Mattino» e ha pubblicato tra l'altro: Il bambino nella rete (Marsilio, 2000), Il sogno è un'isola (La Conchiglia, 2001), Il valore del silenzio (Meltemi, 2003) e L'occhio che uccide. La fotografia e la guerra (Meltemi, 2004). Per le Grandi opere Einaudi ha scritto i saggi Dalla fotografia al cinema in Storia del cinema mondiale (2001) e Gli occhi del luogo in L'Italia del Novecento. Le fotografie e la storia (2006).

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