Il commissario Boffa indaga a Fano su un delitto in un condominio detto «il palazzaccio». Un poliziesco d’ambiente, uno spaccato della provincia italiana degli anni '70, che merita di essere riscoperto.
Ad andare indietro nel tempo, si va scoprendo che quello chiamato oggi giallo all'italiana, reputandolo una categoria di recente individuazione, in realtà ha radici lontane. Questo è del 1972, e opera di un bravo giornalista molto prolifico nella scrittura narrativa. Presenta i caratteri ai quali - a partire da quella che si può considerare la sua invenzione dovuta alla grandezza di Augusto De Angelis - il giallo italiano sembra generalmente attenersi, pur nel declinare all'italiana modelli importati dall'estero (e prima di tutto il Maigret di Simenon). Il rigoroso municipalismo, il disincanto verso il carattere nazionale, lo scarso entusiasmo verso i nuovi personaggi che la modernizzazione del paese lasciava prevalere, una solidarietà di fondo - nata da pessimismo più che da ideologia - verso i vinti, l'antipatia per il moralismo ipocrita delle classi dirigenti, l'attitudine contemplativa, appartata, perdente dell'investigatore. Nel Palazzaccio vi è anche il gioco delle parti di due protagonisti, il commissario Boffa, malinconico e brusco, e la sua spalla, l'amico senza nome che racconta in prima persona quello che capita, antiquario di professione perché così può svegliarsi tardi la mattina (in realtà non ci riesce). I due operano in una cittadina marchigiana, e più che alle coppie celebri del giallo, sembrano ispirati alle coppie che la «commedia all'italiana» imponeva dagli schermi. In un palazzo, frutto di speculazione politco-edilizia, è uccisa una anziana signora solitaria e dal passato sfuggente. Secondo Boffa, l'assassino non può che provenire da quel condominio di appartamenti, abitati dal ceto medio emerso negli anni del miracolo economico. La vedova, l'impiegato di concetto, il commerciante, l'ingegnere scapolo, il giovane perdigiorno ed eccentrico, il farmacista, le loro famiglie e i loro segreti: tutti si odiano, ma uno è l'assassino.
1 Gennaio 2004
La memoria n. 614
128 pagine
EAN 9788838919879
Luciano Anselmi è nato (1934) a Fano dove ha vissuto la non lunga vita, ed ha ambientato le storie del commissario Boffa. Giornalista (per il «Mondo», il «Resto del Carlino», il «Corriere della Sera»), poeta, scrittore di un gran numero di romanzi e racconti gialli (e di altri generi), di un ritratto biografico di Georges Simenon, ed anche curatore del Carteggio di Marcel Proust.
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