Un classico del genere gangster, portato sul grande schermo dal regista Mervin Le Roy. L'America violenta degli anni Venti, una realtà spietata e crudele tra piccole bande di periferie, omicidi e contrabbando.
Con Piccolo Cesare, del 1929, siamo all’origine stessa del romanzo criminale. Assieme a Giungla d’asfalto, l’altro capolavoro di Burnett, costituisce il modello e l’icona di ogni narrazione della giornata del gangster: «brulicante, sporca, fracassona, freneticamente viva» come la metropoli moderna, suo ambiente naturale. Da entrambi i romanzi, infatti, vennero insuperabili classici della cinematografia realistica americana; espressioni gergali nacquero dalle perfette metafore dei due titoli, capaci di sintetizzare in un’immagine l’intero universo criminale. Ed è interessante notare che, nati dall’osservazione dichiaratamente oggettiva, «verista» della realtà sociale, i due romanzi hanno certamente influenzato perfino la saggistica sociologica sull’argomento, almeno nelle scelte espressive e nella ricostruzione delle atmosfere. Piccolo Cesare è il formidabile ritratto di un boss, Rico Bandello, nell’arco della sua avventura: eccezionalmente capace, inesorabilmente freddo, professionalmente estraneo a ogni valutazione etica, straordinariamente fortunato. Esattamente come un qualunque self made man destinato ai massimi vertici del suo mondo sociale: «Rico Bandello, assassino e capobanda, non era affatto un mostro, ma soltanto un piccolo Napoleone, un piccolo Cesare». L’intenzione dichiarata dell’autore era di descrivere «l’immagine del mondo vista con gli occhi di un gangster» raccontando la storia «in modo che l’azione stessa parlasse». Ma c’è anche qualcosa di più. Tacito ed evidente come una scultura, c’è un tipo umano in tutto il suo spessore psicologico; e in tutta la sua tragedia: essere comunque sconfitto, dover sempre ricominciare. E sembra il mito triste di una più universale condizione, guardata da una provincia estrema dell’esistenza, com’è quella del gangster. Da qui nasce il fascino segreto, melanconico, filosofico, del romanzo criminale.
1 Gennaio 2006
La memoria n. 685
296 pagine
EAN 9788838921438
William Riley Burnett (Springfield, Ohio 1899-Santa Monica 1982) dopo il grande successo di Piccolo Cesare (pubblicato la prima volta nel 1929) iniziò una brillante carriera di scrittore per Hollywood, con storie per lo più ambientate nel mondo della malavita e in atmosfere violente e avventurose, da cui derivarono decine di film di successo. Piccolo Cesare sullo schermo fu interpretato da un indimenticabile Edward G. Robinson per la regia di Mervin Le Roy. Poi Giungla d’asfalto (edito da questa casa editrice nel 2005), di John Houston, dall’altro suo romanzo di culto. E Tutta la città ne parla di John Ford, La grande fuga di John Sturges, fra i tanti.
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