Adalbert Stifter, tra i maggiori del realismo tedesco, narra la storia di un piccolo prete del villaggio di pietra calcarea. Un cuore semplice, con alle spalle il fallimento dell'impresa economica degli avi, un amore perduto e tanta incapacità e inadeguatezza senza patimento.
Il realismo letterario ha una naturale e comprensibile propensione per i cuori semplici. A questa, Adalbert Stifter - tra i maggiori del realismo tedesco dell'Ottocento - nella Pietra calcarea aggiunge un interesse per la disputa morale di gusto, per così dire, tedesco. Così, la vicenda del piccolo prete del villaggio di pietra calcarea - un cuore semplice appunto: e con alle spalle il fallimento dell'impresa economica degli avi, un amore perduto e tanta incapacità e inadeguatezza senza patimento, fino all'impresa generosa e mite che dovrebbe dar senso alla sua vita e non sarà lui a coronare - è presentata, nella cornice del racconto, come un esempio da valutare alla stregua di una questione sulla virtù e la fortuna, sul posto delle circostanze nel destino umano e sulla potenza della buona volontà di incidere su quelle. E tante sono le tracce - il grigio del calcare e la raffinata biancheria unico vezzo del povero parroco, la parabola dell'impresa industriale, il lavoro e il vigilare dell'agrimensore che racconta la storia, la conclusione aperta al giudizio, una certa sospensione nel tempo e nello spazio, le figure femminili -, che esse possono interpretarsi come dei segni di un percorso parallelo al succedere degli eventi: che Pietra calcarea sia un apologo, sull'uomo inutile, sul piccolo che muove il grande, sulla provvidenza o addirittura sulla razionalità del mercato economico moderno (che ai tempi di Stifter era alle prime prove e che è un altro modo, grigio come il calcare, di raffigurare la provvidenzialità).
1 Gennaio 1989
La memoria n. 201
122 pagine
EAN 9788838905667
Non disponibile
Adalbert Stifter (nato a Oberplan in Boemia nel 1805 e morto a Linz, probabilmente suicida, nel 1868) è tra i massimi rappresentanti del realismo tedesco e legato allo stile cosiddetto Biedermeier. Tra le sue opere principali: i tredici racconti della raccolta Studi (1844-50), i sei racconti di Pietre colorate (1853), i romanzi Tarda estate (1857) e Witiko (1865-67). Pietra calcarea, pubblicato nel 1848 su rivista, fu inserito nella raccolta Pietre colorate.
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