Una ricchissima documentazione di testi antichi e moderni, di canti africani, poemi greci, liriche: lo storico mutarsi del mito in poesia e il continuo ritorno di questa ad antiche, o nuove, fonti mitiche. Un classico degli studi storico-religiosi e letterari.
Il titolo suggestivo di questo libro coraggioso si può, anche considerate le diverse edizioni, ormai ritenere un classico degli studi storico-religiosi e letterari. L’idea che si impone tra il Sette e l’Ottocento del poeta con le chiome lunghe in attitudine di invasato, animato da ispirazione divina, è molto più antica di quanto si creda. Difatto è il risultato di una secolare tradizione, originata dal convincimento che il poeta, in quanto ispirato, era visto come un veggente, come uno sciamano. Questo modo di rappresentarlo non scompare in un preciso momento storico, ma si viene appannando gradualmente, pur resistendo ambiguamente anche nella nostra età della tecnica. Sono due soprattutto le domande cui Anita Seppilli in questa densa opera risponde in modo magistrale. La prima è: per quale ragione fin dalle origini alla parola cantata, alla narrazione e alla rappresentazione anche drammatica dei miti fu attribuito un valore magico; la seconda mira ad individuare la motivazione e gli esiti storici non solo letterari, che ha portato il poetico a sganciarsi dal magico, pur conservandone la forza creativa. Le risposte fornite dalla Seppilli, pur non esaurendo problemi tanto complessi, data la sua capacità di cogliere l’intreccio dei temi trattati, altri ne suscitano anche di non minore interesse: capire, per esempio, quali conseguenze siano venute alla poesia dal passato comune con la magia; oppure come simboli originariamente magici, mitici, rituali, si siano fissati nel poetico, seguendo lo stesso itinerario psichico. Da tutto questo ovviamente il sorgere di un altro problema, che alla Seppilli non sfugge: l’incidenza anche nel poetico del sogno, essendo sentito già in anticipo, quale aspetto inscindibile dalla sfera del sacro, come difatto è stata originariamente avvertita anche la poesia.
È pertanto chiaro che questa opera della Seppilli non è solo uno strumento indispensabile per capire la dinamica storica della letteratura poetica, ma più in generale anche le ragioni e il senso del fare artistico non solo del passato ma anche del presente.
1 Gennaio 2011
Nuovo prisma n. 87
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Anita Seppilli, nata nel 1902 a Rijeka (Fiume) da famiglia triestina, ha vissuto per molti anni in Brasile. Figura intellettuale di respiro europeo, una volta trasferitasi in Italia si è dedicata sistematicamente agli studi antropologici e storico-religiosi fino alla morte, avvenuta nel 1992. Tra i suoi libri ha pubblicato con questa casa editrice Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti (1977), Alla ricerca del senso perduto (1986), Il mistero della Tomba dei Tori dell’etrusca Tarquinia (1990) e Poesia e magia (2011).
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