Se la politica è la sfera dell’attività umana con cui si definiscono gli oggetti dell’esperienza sociale che sono da ritenersi comuni e condivisi e con cui si individuano i soggetti deputati a tale definizione, esiste una politica della letteratura? Non nel senso del parteggiare, da parte di scrittori, per questa o quella causa o fazione, ma nel senso proprio dell’intervento dell’attività letteraria, in quanto tale, alla definizione di tali aree comuni. La letteratura, secondo le parole di Jacques Rancière: «interviene nel rapporto tra pratiche, tra forme di visibilità e tra modi di dire che segmentano uno o più mondi comuni». Nell’analizzare la questione l’autore muove da una curiosa convergenza. «Sartre parlava di Flaubert come del fuoriclasse di un assalto aristocratico contro la natura democratica del linguaggio della prosa» avendo liberato la parola dagli oggetti e dagli uomini, avendo dato alla parola che descrive una sua completa autonomia, trasformando essa in oggetto, parola «mutata in pietra, pietrificata», così strappando le parole al loro uso di critica sociale che i democratici del 1848 avevano scoperto. Ebbene la stessa pietrificazione della parola che la critica progressista rilevava, era stata denunciata nel senso opposto dai critici di parte aristocratica contemporanei di Flaubert: per essi l’indifferenza, l’equidistanza verso le gerarchie sociali esibita dal linguaggio pietrificato era il segno distintivo stesso della democrazia. Nel resto del libro, tale convergente duplicità di giudizio, intorno alla politicità della letteratura, da quando questa, «pietrificando la parola», aveva scoperto essere il linguaggio il suo vero oggetto, è testata, oltre Flaubert, in altri momenti significativi della letteratura. Tra gli altri: Tolstoj, Mallarmé, Brecht, Borges, la psicanalisi nella letteratura, la letteratura storica e biografica.
1 Gennaio 2010
Le parole e le cose n. 20
208 pagine
EAN 9788838924477
Jacques Rancière (Algeri, 1940) filosofo francese, è professore emerito nell'Università di Paris-VIII. Ha partecipato giovanissimo all'opera di Louis Althusser Leggere «Il Capitale». Si è dedicato soprattutto a ricerche sugli utopisti, i primi movimenti proletari, l'eguaglianza e la rivoluzione e la democrazia in arte e letteratura. Tra le sue opere tradotte in italiano Il maestro ignorante (2009).
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